IMG_0442Questa è un cosa scritta quattro anni e mezzo fa, verso la fine di agosto e se mi concentro un attimo potrei anche arrivare a dire che era il 25 o 26 di quelll’agosto; ma non è molto importante.

Scritte di getto, sono righe alle quali tengo molto perché fotografano il periodo che le precedette e che di lì a qualche giorno sarebbe terminato in un attimo.

TORO, 21 aprile 21 maggio

È il momento ideale per leggere cinque libri contemporaneamente, per sbocconcellare senza sosta ghiottonerie ed evitare pasti pesanti, per arrampicarti su un albero con un compagno avventuroso e fare l’amore in modo dolce ma sfrenato proprio lì, per rifiutarti di praticare qualsiasi forma di meditazione che non implichi il riso, per comprare dieci sveglie da quattro soldi e spaccarle con un martello in mezzo a un campo, per fingere di essere un adolescente ribelle allergico alla civiltà e per lanciare pietre invisibili contro qualsiasi dio, angelo o genio che non ti aiuti a ottenere l’amore che vuoi.

… … … 

Basta.
Chiudo la televisione con un bel andatevene affanculo tutti.
Guardo il nero dello schermo e mi ci vedo riflesso, così prendo con le punte delle dita la mia bella fettina sottile sottile di prosciuttino di San Daniele avanzata e me l’appiccico alla fronte.
Non faccio nemmeno lo sforzo di alzare di più la tapparella ed entro ed esco da casa al terrazzo abbassandomi tutte le volte, con la birra in mano.

Mi vorrei scopare la vicina di casa, quella della lite dell’altra sera che suo marito sbatteva la sedia sul pavimento, nella loro casa tirata su insieme con tanto amore lo scorso anno.
Mentre penso questo il prosciuttino si è staccato dalla fronte e dopo una breve pattinata sul liscio della lente di sinistra (quella che ci vedo meglio), è andato ad appiccicarsi sulla ringhiera.

Non avrò mai una casa di proprietà.
Si ma poi i genitori se ne vanno e lasciano le loro case che si vendono e poi avrete i soldi per comprarvela. Vuoi che ti dica come la penso?” no, ma lo dirai lo stesso “è inevitabile che prima o poi vi compriate una casa, credimi“.

Credimi? Inevitabile?
Inevitabile come un frontale in curva sulla corsia di sorpasso, insomma, come un tumore, come un testimone di Geova la domenica mattina che ancora dormi…
Anzi no: inevitabile a trecentosessanta gradi…

Non me ne può fregare un cazzo di meno.
Sai quanto vado in giro con diciamo centocinquantamila euro? “eh, ma con centocinquantamila euro non ce la compri una casa” si appunto, sai quanto ci giro? Se sto un po’ attento, uno o due viaggi all’anno, belli davvero, mi faccio il giro del mondo. Col cazzo che vado in elicottero sul Gran Canion come i tuoi amici, col cazzo che ti mando una cartolina o ti compro un ricordino o al ritorno ti organizzo la seratadellefotodelleferiedavederetuttiinsieme, “guarda, dei posti che non puoi immaginare, no davvero troppo belli!”.

E invece guarda un po’: io m’immagino benissimo tutto questo mondo e anche l’altro senza alzare il culo da questa seggiola.

Ecco questa è una di quelle sere che si deve prendere la macchina, fare qualche giro lungo i viali e poi per via della forza centrifuga fiondarsi verso il mare, la pianura o l’Appennino e girare per vuotare il serbatoio, poi appena la macchina ha dato l’ultimo colpo di tosse, dove sei ti fermi, scendi e ci pisci sopra per segnare il terreno e guai a chi passa di lì.

Adesso torno in terrazzo e vedo se con un rutto riesco a superare il rumore del 19 in frenata. Macchè! Proviamo un’altra birra, una bella Becks. No, meglio la Tennent’s oppure la MacFarland, la Ceres. Andatevene a fanculo anche voi con le vostre birre, i vostri nomi in cinese tatuati sugli arti, i vostri cazzi di “Vasco è troooppo bravo Ci ho preso delle sbronze insieme che sapessi!“, i vostri pantaloncini estivi “alla Pinocchietto”, no anzi, meglio, i vostri stracazzi di pantaloni “alla corsara”. Alla corsara?

No cioè, dovete morire. No ma davvero!
Ve ne dovete andare affanculo all’inferno con ai piedi le vostre infradito di ‘sti cazzi d’estati.

Spero in una guerra che si porti via tutto o quasi; io tra i sopravvissuti (ovviamente) che mi guardo in giro con l’aria di chi ha visto tutto, ha fatto tutto, ha avuto tutto; adesso dopo il disastro non ha più niente ma Cristo è ancora in piedi.

Dio non esiste.
Dio non esiste e basta. Come gli angeli. Forse neppure i geni.
Esistono i fenomeni naturali e misteriosi come il vento e le massa d’aria che si spostano intorno alla terra, il caldo d’estate e il freddo d’inverno, o inverni troppo caldi ed estati un po’ piovose, l’elettromagnetismo, la forza di gravità… i rutti dopo la birra… Il resto ha le stesse probabilità di esistere di un’altra forma di vita nell’universo, con le stesse irrilevanti conseguenze che questa potrebbe avere sulla mia vita una volta verificata, il che non me la cambia di un millimetro.

Qualche tempo fa all’Euromercato ho assistito a questa scena.
Ho lasciato la macchina al piano ammezzato, vicino alla rampa mobile; ho visto il lampeggiare di un’ambulanza, una Scenic, sai di quelle auto con l’unità di rianimazione cardiaca, mi pare.

Due soccorritori erano intorno ad una donna anziana stesa di fianco a quella che immagino fosse la sua auto; credo di aver visto che le stessero facendo un massaggio cardiaco e lì ad un metro un vigilantes con il  marito, anche lui molto anziano, con l’espressione preoccupata e triste.

Continuo a camminare verso una piadina, il passo appena un po’ rallentato dalla curiosità, dopo dieci minuti o poco più sono di nuovo verso la mia macchina per la stessa strada.
La scena è cambiata e adesso oltre ai paramedici ci sono anche i carabinieri.

Tutto intorno una fettuccia bianca e rossa limita il passaggio dei curiosi, l’anziano sembra essersene andato via con il vigilantes.
A terra la moglie coperta con un lenzuolo bianco.
Morta.
Mi sarei voluto fermare, Mi sarei voluto avvicinare e ho rallentato di parecchio il passo. Avrei voluto guardare da vicino quel fagotto per terra, non voglio dire che le avrei tenuto la mano, ma forse si, il sentimento era quello, proprio quello di tenere la mano ad una persona cara che sta male e forse di lì a poco se ne andrà per sempre.
Poi però mi sono accorto che non si sarebbe vista la differenza, ammesso ci fosse differenza, fra me egli altri curiosi che proprio come me accorciavano il passo verso le loro macchine o la loro piadina.
Così me ne vado a correre schizzando sudore in qua e là; schivo bimbi, biciclette e mamme e cani al guinzaglio, con le mie cuffie che mi urlano alle orecchie parole che il più delle volte manco capisco ma che non mi fanno sentire un cazzo di quello che si dice intorno perchè di un cazzo m’importa niente, perchè niente vale davvero la pena, tranne che non mi vengano le vesciche nei piedi, che non mi faccia troppo male la schiena dopo o che non mi trovino coperto da un lenzuolo bianco in un parcheggio.

Andatevene a fanculo tutti.

Mi lavo la faccia, pulisco gli occhiali (una sola lente) e salgo in macchina con un po’ di groppo in gola:
mi metterò a piangere o vomiterò in tangenziale…