Prima di iniziare è d’obbligo una breve premessa, per tutti coloro, e sono tanti, che non conoscono le vicende di cui qui in basso parlerò. Si tratta di una storia tipicamente italiana, una di quella in cui gli amministratori pubblici individuano un’idea da perseguire e, con i mezzi messi a loro disposizione dal mandato ricevuto, cercano di condurla in porto.

Lungo il percorso incontrano però una serie di ostacoli, determinati dalle norme vigenti, dall’opinione del corpo elettorale che non è sempre favorevole e dal buon senso. Talvolta anche da ciò che si muove dietro le quinte, che spesso, quasi sempre purtroppo, è strettamente legato agli affari privati fatti con il denaro pubblico.

Dunque, alle porte di una deliziosa cittadina toscana c’è quest’area da riqualificare, previo l’abbattimento di alcuni magazzini, la realizzazione di un parcheggio interrato con sopra alcuni edifici ad uso commerciale e un ufficio Postale, progetto da condividere tra Pubblico e Privato.

Si da il via ai lavori che però si incagliano quasi subito, inizialmente contro la volontà di una larga fetta della cittadinanza, e poco dopo con l’imposizione del vincolo paesaggistico da parte del Ministero per i beni culturali.

Il progetto si trascina per un bel po’ fino a dover essere abbandonato.

Il Privato che era salito a bordo pretende essere risarcito per il mancato guadagno derivato, a suo dire, dall’errata conduzione delle cose da parte dell’Amministrazione comunale.

L’Amministrazione oppone un po’ resistenza, ma infine, dopo 21 anni dall’inizio della vicenda, il Tribunale Amministrativo Regionale da ragione al privato e il Comune si trova a dover risarcire la somma di 1.930.000 euro, più, se non erro, circa 400.000 euro di spese processuali e tecniche.

Questi i fatti in breve; per chi fosse curioso e avesse del tempo da dedicargli, consiglio la lettura del minuzioso racconto di tutta la vicenda a questo link:

http://www.massacomune.it/2017/01/01/ex-molendi-la-vera-storia/


Ho un ricordo un po’ vago ormai di cos’era quell’area a Massa Marittima che da più di vent’anni è chiamata”area ex-Molendi”, oggi una specie di AREA 51, uno delle tante cose EX di Massa Marittima che potremmo quasi stabilire un primato, l’ex  Molendi, l’ex Agraria, l’ex Tiro a segno, l’ex Pretura, l’ex Istituto Minerario, l’ex Monteregio… quanti altri EX ancora?

Allora, dicevo, quando erano ancora in piedi i magazzini dei due fratelli Molendi (da qui il nome dell’area) questa zona era un accrocchio di tre edifici, un magazzino, la rimessa e le celle frigo, con uno spiazzo per la manovra dei camioncini che trasportavano la frutta, il tutto incassato tra un’officina, l’abside della Cattedrale e le mura che conducono a Porta al Salnitro.

La possibilità di riqualificare la zona, la principale via di accesso alla cittadina, la trovavo (e la trovo tuttora) necessaria, del tutto legittima e giustamente ambiziosa, compresa la possibilità di trasformare Piazzale Mazzini (l’area adiacente alla piazza della Cattedrale, difronte alle fonti pubbliche) in uno spazio pubblico per lo svolgimento di eventi, ricorrenze e manifestazioni varie, come avvenuto in molte città storiche d’Italia, piuttosto di quel parcheggio che invece resterà lì per sempre, appoggiato alle mura a ridosso del centro storico.

Ho letto bene il riassunto della vicenda che, tranne pochissime parti in cui l’autore si lascia prendere la mano da un’amara ironia o dalla rabbia, si limita a elencare la cronologia dei fatti in una maniera che mi è sembrata asettica, così che nel leggerla ci si possa fare un’idea e l’idea che mi sono fatto è che tutta la vicenda sia nata, cresciuta e sfuggita di mano a causa di questo:

  1. La possibilità di approfittare di un finanziamento elargito in occasione del Giubileo del 2000, finanziamento pubblico di cui anche il privato avrebbe tratto vantaggio (cosa che non va proprio bene, eh!) per realizzare un progetto che con il Giubileo, diciamolo, aveva veramente poco a che fare. Ma non ci stupiamo più di tanto, in quegli anni fu una cosa talmente comune da Nord a Sud dell’italia che quasi ci potrebbe sembrare normale.
  1. Una grande dose di presunzione da parte di chi gestì la partita a nome dell’Amministrazione comunale, forse la presunzione di voler lasciare a tutti i costi un segno del proprio governo, quando invece potrebbe essere sufficiente limitarsi a svolgere bene il proprio compito, la presunzione che fa passare in secondo piano anche il consiglio di soprassedere, in quanto sarebbe stato apposto il vincolo paesaggistico a tutta la zona, consiglio arrivato da un Ministro della Repubblica, espressione dello stesso partito del Sindaco che quel consiglio non ascoltò. Mah! Si vede che aveva i suoi buoni motivi, potremo dire…
  1. Una certa dose di incompetenza da parte di chi gestiva alcuni aspetti tecnici, dove con incompetenza intendo la condizione di ignorare o sottovalutare norme o procedure legali, tecniche e amministrative, che però si sarebbero potute approfondire, magari anche, la butto là, partendo dalle opinioni che provenivano dall’altra parte politica; Mah! Si vede che ascoltare non era il loro forte…
  1. Un dato intangibile, qualcosa come il sentore di una non ben definita connivenza (mi si passi il termine) tra personaggi dell’Amministrazione comunale e della controparte, tale per cui ci si potrebbe sentire autorizzati a pensare a tornaconti personali, sociali, economici, politici. Vai a sapere…
  1. L’ostinata volontà (o la necessità, chissà…) di fare in modo che semmai fosse stato possibile attribuire responsabilità individuali (e sembra fosse possibile) questa evenienza fu sacrificata alla ragion di Partito, quello di appartenenza del Sindaco, (divenuto poi Deputato della Repubblica) che diede il via all’opera e i suoi due successori del medesimo schieramento politico, facendo pagare le conseguenza di questo alla cittadinanza, cioè lo sfregio al tessuto urbano tuttora visibile dell’area ex Molendi e 1.930.000 euro da pagare in cinque comode rate dal dicembre 2017 al 31 maggio 2021.

1.930.000 euro, non una gran cifra tutto sommato?

Nel comune di Massa Marittima risiedono circa 8.350 abitanti, si parla di poco più di 231 euro cadauno, dai neonati a chi sta per lasciare questa vita terrena; 924 euro per una famiglia media composta di 4 persone e ci sono famiglie a Massa Maritima, come nel resto d’Italia, che con quella cifra faticano ad arrivare a fine mese.

Ecco, immaginate che per un mese gli vengano tolti quei soldi. Certo, mangeranno lo stesso, faranno un po’ di economia, per esempio meno carne e più pasta al pomodoro, niente pizza fuori o cinema al sabato, qualche giro in meno in macchina, un prodotto di una marca più economica invece di un’altra…

Lo so che non è propriamente esatto parlare in questi termini, il Comune mica preleva letteralmente dai conti correnti dei cittadini questa cifra; lo fa cercando di risparmiare qualcosa, per esempio tagliando gli investimenti generali, rimandando opere di manutenzione o sospendendole del tutto per un certo periodo di tempo, forse non assumendo qualcuno laddove invece potrebbe servire, e via dicendo, insomma, diminuirà (è già diminuita) la qualità complessiva dei servizi per i quali la collettività già paga le imposte comunali.

E del resto credo che neppure sia praticabile l’ipotesi di far pagare di tasca loro, semmai venissero riconosciuti tali, i responsabili dell’accaduto. Sarebbe preferibile evitare che continuassero ad amministrare la cosa pubblica, visti i precedenti, o no?

Ma al di là di questo, quello che resta alla fine delle mie considerazioni è la domanda da fare a quella parte politica che di quell’iniziativa fu e continua ad essere l’asse trainante e sopratutto ai loro elettori:

ne è valsa veramente la pena?