Ogni volta che ci troviamo dinnanzi a qualcosa che non comprendiamo fino in fondo, ognuno di noi mette in pratica delle strategie per cercare di capire, fa i suoi ragionamenti, sente altre opinioni, prova a paragonare l’accaduto a situazioni simili…
È un po’ quello che mi sta capitando in relazione alla vicenda della chiusura parziale dei Musei di Massa Marittima, decisa dall’Amministrazione Comunale, Sindaco Marcello Giuntini (con delega alla programmazione e al bilancio) e Assessore Marco Paperini (tra le cui deleghe compaiono anche cultura, valorizzazione beni culturali e turismo) in testa.
La lingua italiana, così ricca di sfumature e vocaboli, non solo è fondamentale nel consentire di esprimerci nel modo più appropriato in ogni situazione, lo è anche quando ci troviamo nella condizione di subire circostanze apparentemente inspiegabili, per intuirne meglio le ragioni.
Per esempio che differenza c’è tra RISPARMIO e TAGLIO?
Quali sono i contesti in cui possiamo trovare i due termini?
E da questi contesti possiamo trovare una chiave di lettura e un’interpretazione che si adatta alla situazione che stiamo cercando di capire?
Vediamo cosa ci dice il vocabolario:
RISPARMIO ri·spàr·mio/ sostantivo maschile
1) Limitazione dell’uso o del consumo di una cosa posseduta o, più genericamente, di una disponibilità: ”fare risparmio di qualcosa”
2) Limitazione previdente delle spese: ”cerchiamo di fare qualche risparmio”
3) Quantità di denaro messo da parte: avere qualche risparmio; per lo più con l’idea che si tratti di somme modeste, accantonate lentamente o con sacrificio.
4) Deposito a risparmio, deposito bancario caratterizzato da versamento effettuato dal depositante per sicurezza di custodia o per conseguire un beneficio,”interesse”
Questo è quello che dice il vocabolario; questo è quello che dice di voler fare l’Amministrazione comunale. Ma alla luce dei fatti fino a qui noti, dietro c’è solo la parvenza di un risparmio, oltretutto estremamente contenuto, che è tale da non giustificare la decisione presa e le conseguenze che ne deriveranno.
Adesso vediamo cosa significa TAGLIARE:
TAGLIARE ta·glià·re/ transitivo
1) Rompere la continuità di un oggetto dividendolo con uno strumento affilato.
2) Staccare di netto, recidere, troncare: i rami dagli alberi con la sega; tagliarsi le vene, suicidarsi per dissanguamento recidendosi le vene dei polsi.
3) Amputare un arto. Tagliare le braccia, le gambe a qualcuno, togliergli la possibilità di agire, ridurlo all’impotenza.
4) Rovinare qualcosa producendo un taglio, lacerare.
5) Dividere un mazzo di carte in più mucchietti per mescolare meglio.
6) Riferito a un rapporto, una forma di comunicazione, ecc., interrompere, troncare, tagliare le comunicazioni di un paese, isolarlo del tutto.
7) Ridurre drasticamente qualcosa considerato in eccesso, cancellare.”tagliati 8 posti di lavoro”
Capite cosa voglio dire? Proviamo ad applicare gli esempi fatti alla vicenda della chiusura parziale dei Musei della nostra città, vi do qualche spunto:
“Con questa iniziativa, l’Amministrazione Comunale sta iniziando a tagliarsi le vene, suicidandosi per dissanguamento recidendosi le vene dei polsi“;
“Con questa iniziativa, l’Amministrazione Comunale ha cominciato a rovinare qualcosa producendo un taglio, nel tessuto sociale, economico e culturale della città“;
“Con questa iniziativa dell’Amministrazione Comunale saranno tagliati 4 posti di lavoro“.
Ma forse il più interessante è “dividere un mazzo di carte in più mucchietti per mescolare meglio” cioè DIVIDERE (separare, frammentare, allontanare, disgiungere…) per MESCOLARE (impastare, manipolare, fondere, confondere…) meglio.
Che effetto vi fa? Che sensazione provate?
Quella che provo io è la sensazione di aver subito un’amputazione finalizzata a uno scopo che non è quello di salvare dall’infezione il resto del corpo.
Continueremo tutti a vivere, per carità, ma resta il fatto che stanno infliggendo un taglio netto e violento ai diritti di tutta la comunità massetana.
L’ennesimo.