Oggi mia nonna già non sembra più lei. Ha un espressione serena ma sta assumendo dei tratti che non gli appartengono più. O forse sono io che la voglio vedere così.
Sono andato con babbo per scegliere la bara.
Clima molto familiare, in paese ci si conosce sempre tutti almeno di vista e Jacopo e Riccardo li ho visti crescere.
Molto gentili e professionali . Era presente anche il loro socio anziano che sta lasciando le redini dell’azienda “…mi sono permesso di telefonare ad Anna Barbieri perché si conoscevano da sempre e in mattinata viene a fare una visita, se non disturba…” un’attenzione da persona del mestiere, ma anche da abitante dello stesso piccolo paese che conosce le persone, che sa chi frequenta chi, che è al corrente del tipo di rapporti che intercorrono tra di loro e quando il momento arriva decide chi chiamare e chi no.
Nonna ha sempre detto che “di morti in piazza un se ne vede punti” per dire che non gli sarebbe importato di cosa fosse stato di lei una volta che se ne fosse andata, però nel corso degli ultimi anni aveva finito col dettare le sue ultime volontà.
Niente manifesti per annunciarne la scomparsa, né prima né dopo, né di ringraziamento.
La notizia solo ai parenti più stretti, per altro rimasti in pochi, e alle persone più vicine, poche anche quelle.
Niente soldi sprecati per una cassa che tanto non serve a nessuno, il minimo indispensabile e basta.
Niente vestiti, che poi lasciano scoperte le gambe, meglio il pigiama, perché uno è come se dormisse, magari una vestaglia sopra e così è stato.
Niente chiesa, non ha mai dato l’impressione di crederci troppo in Dio.
Credeva nella Madonna invece: tra le sue cose una medaglietta d’oro col profilo di maria, una statuina e delle immagini sacre; d’altra parte è più giusto credere in una donna che partorisce, quante se ne vedono, no? piuttosto che in uno che risorge, lo avete mai visto voi? Quindi al posto del crocifisso sulla bara un rametto di rose, domani per l’8 marzo festa delle donne.
Niente corteo e andremo in macchina fino al cancello del cimitero, che da qui saranno si e no trecento metri, domattina alle dieci e mezza.
Per la foto, una volta che sarà possibile fare la lapide, non so se ha lasciato detto qualcosa. Mio nonno Giuseppe, suo marito, per se non la volle.
Nel caso so di averne almeno due in cui mi piace molto. La prima è un’immagine piuttosto datata, credo del ‘85, un suo primo piano che tiene in braccio Marco, mio nipote; tutti e due guardano in macchina, lo sguardo sereno con l’orgoglio della bisnonna lei, appena sveglio dopo la nanna del pomeriggio e ancora assonnato lui.
L’altra sarà di venti anni dopo, un quindici agosto per un pranzo con tutti noi alla Festa dell’Unità. Vestita in modo sobrio ed elegante, la gonna scura e una camicetta a piccoli fiori, seduta mentre parla guardando qualcuno fuori campo.
Sentirò mamma e zia a proposito di questo, non so.
Oggi mamma e zia mi volevano dare uno dei suoi braccialetti d’oro, che lo tenessi come ricordo.
“no, davvero, scusate ma non importa, non vi offendete però… è che io di suo ricordo ho già questo…”
ho preso di tasca l’orologio con la catena in argento che, in due copie identiche, regalò a me e Fabio nel 1980; da allora l’ho sempre avuto sotto mano, spesso con me, ne sono sempre andato fiero e ai miei occhi ha sempre rappresentato nonna. È qualcosa che ha decise di regalarmi lei e credo le facesse piacere ogni volta che vedeva ciondolare questa catena dalla mia tasca, lo ha visto nel corso degli anni che lo avevo apprezzato quel suo regalo, che ci tenevo a portarlo e allora meglio di questo che potrei volere adesso?
E poi c’è un’altra cosa, alla quale non ho pensato subito perché ancora non sapevo.
Ieri sera alle sette, dopo la telefonata di babbo, prima di partire da Bologna per venire qui ho preso dal cassetto in camera il mio orologio e siccome era da qualche giorno che non lo portavo era ormai scarico con le lancette ferme.
Io non credo a certe cose, non è vero niente e lo sappiamo, il caso è l’unico arbitro di certe circostanze e siamo noi che leghiamo a queste i significati più insoliti, i più misteriosi, quelli che possono diventare il motivo per un racconto curioso.
Questo particolare dell’orologio fermo mi è ritornato in mente quando zia Carla mi ha raccontato gli ultimi momenti di mia nonna che proprio alle 18 e 30 si è spenta, l’ora segnata da quelle lancette del mio orologio fermo.