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L’altro ieri con Jacopo siamo andati a prendere informazioni al Centro sportivo Fossolo    sulla scuola di calcio.

Ci siamo cascati anche noi nelle grinfie dell’attività sportiva per eccellenza, se non altro per numero di praticanti, in Italia e in larga parte del resto del mondo.

Ma va poi bene, purché faccia uno sport.

La sera prima, a tavola durante la cena, avevamo affrontato l’argomento:

“Ragazzi, dovete praticare uno sport, parliamone”

Leo ha deciso per il nuoto, che già un paio di anni fa aveva frequentato con un corso alla piscina dello stadio.

Allora lo fece contro la sua volontà; fu un impegno al quale lo obbligammo a causa dello scarso rendimento scolastico. Non che per quell’anno il suo rendimento ne abbia risentito in meglio (si prese tre materie da riparare a settembre) però almeno al fisico a qualcosa servì.

Jac ho chiesto di fare calcio.

Così ieri pomeriggio, tornato da scuola, siamo andati a informarci.

Abbiamo incontrato il presidente del centro presso il quale dovrebbe andare, che ci ha illustrato per sommi capi tempi e modi, che tra l’altro più o meno già conoscevo visti i precedenti di Leo. Orari, caratteristiche dello staff tecnico,abbigliamento fornito dalla società, modalità di pagamento.

I primi allenamenti li faranno in un altro campo (non so bene per quali motivi ma non ha importanza) dopo di che dal 2 ottobre passeranno al campo lì davanti alla sede dell’associazione.

“Il bambino se vuole potrebbe fare due o tre allenamenti di prova, poi iscriversi solo dopo aver visto se si trova bene” mi è sembrata una buona idea.

“Costa tantissimo!” mi ha detto Jacopo mentre stavamo uscendo.

“Va be’, non è tantissimo come hai detto tu. Costa ma non preoccuparti di questo. Magari prima di tornare a casa facciamo un salto al campo per vedere che posto è, ti va?”

Ora non che la regalino l’iscrizione alla scuola di calcio e mi piace che Jacopo si preoccupi del valore economico delle cose; non vorrei che diventasse una preoccupazione per lui, tutto qui. Comunque, per la cronaca, il costo è annuale e forniscono tutto il materiale tranne le scarpette.

In macchina ci siamo spostati verso l’altro campo.

Siamo entrati e dalla rete di recinzione abbiamo dato un occhiata.

Si stavano allenando i piccoli, a occhio sette otto anni; molto presi nella parte, anche quello indaffarato nel tentativo di allacciarsi una scarpa con scarso esito.

“Io però non so in che ruolo giocare, non so nemmeno quali ruoli ci sono”

“Ma come no, dai. Lo dice anche il nome: centrocampista?”

“A centrocampo”

“Giusto. Punta?”

“È l’attaccante”

“Esatto. Terzino?”

“Terzino?”

“Si terzino, dai…”

“Boh! Ma sei sicuro che ci sia? Mi prendi in giro?”

“Ma no, certo che c’è il terzino, sai Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea… no, questi mi sa che non li conosci… insomma, il terzino è un difensore”

“Allora c’è anche il secondino il terzino il quartino… ah ah ah”

“si va be’ poi domani te lo racconta bene l’allenatore.”

Oggi appena a casa da scuola l’agitazione è palpabile: Jac si aggira per casa da una parte all’altra cercando scarpe, pantaloncini, maglietta, merenda, borsa, borraccia per l’acqua

“La borraccia? Jacopo mica vai a fare ciclismo”

“Ma se mi viene sete poi?”

“Berrai nello spogliatoio, ma ti pare portare la borraccia”.

Arriviamo al campo, senza borraccia, dove ad aspettare ci sono altri bambini che già partecipano agli allenamenti da un po’, li si riconosce dalla divisa societaria, e altri tre che come Jacopo sono in prova.

Il campo è già pieno di una quarantina almeno di ragazzi che, divisi in gruppi, fanno esercizi vari o giocano la partitella di fine sessione.

Arriva l’allenatore, ci presentiamo, due chiacchiere sul tempo che speriamo stasera non piova, sul gruppo di bambini che ha quest’anno, alcuni dei quali giocano insieme già da tre anni e gli allenamenti cominciano.

Prima esercizi di riscaldamento, corse, scatti, salti sul posto, cose di questo tipo.

L’allenatore fatica un po’ a farsi seguire e molti esercizi devono essere ripetuti perché i bambini faticano a seguirlo distratti da tutte le altre cose di questo mondo che di solito distraggono i bambini di questa età.

Un esercizio che consiste nel correre in avanti, saltare a piedi uniti tre ostacoli, fare una corsa all’indietro, scattare e tirare verso la porta la palla che viene passata dal mister finisce con l’avere le più svariate interpretazioni. ce n’è perfino uno che prova a saltare a piedi uniti gli ostacoli ma all’indietro.

Nel frattempo è arrivato Leonardo per vedere come se la cava suo fratello.

Jacopo lo vede e lo saluta con la mano visibilmente contento, l’unico momento di tutta la sessione in cui si distrae, bravo! Insomma, dell’impegno ci vuole.

Poi un po’ di confidenza con la palla e la tecnica, corsa leggera con passaggi da un piede all’altro, rimbalzi sulle ginocchia, poi con la palla portata avanti con la suola…

L’allenatore in seconda si è preso il gruppetto meno numeroso, del quale fanno parte i ragazzi in prova e quelli che frequentano la scuola calcio da meno tempo.

Gli esercizi non vanno male, il numero ridotto agevola non poco la spiegazione e la comprensione.

Gli ultimi quindici minuti sono dedicati alla partita.

Vengono divisi cinque da una parte e quattro dall’altra, per cui l’allenatore va a fare il portiere con una delle due formazioni per equilibrare il numero.

”Jacopo se la cava bene accidenti! Lo dicevo io che era bravo” sentenzia Leonardo

Io sono sempre restio a riconoscere i suoi meriti, lo so che sbaglio, ho sempre un sacco di interrogativi sulle sue capacità fino al momento in cui immancabilmente i miei dubbi vengono dissipati dai risultati ottenuti.

Ci sto lavorando, migliorerò.

Dopo qualche minuto arriva la palla a Jac che scappa sulla fascia sinistra, tira e fa gol.

“Vai con i cori da stadio!”

“Leo non facciamoci riconoscere, per favore. Già prima di iniziare gli allenamenti, Jacopo giocava con altri due bimbi, ha fatto gol e ha cominciato a esultare come Milito… Ti farai degli amici così, gli ho detto”

Si muove bene, almeno a me così sembra e Leo conferma la mia impressione.

Spinge spalla contro spalla quando lo pressano e tiene botta.

Ruba dei palloni senza mai fare fallo.

Se ne sta fuori dalle mischie.

Dopo qualche altro minuto ecco un’azione confusa in area, Jac tira su un rimpallo e segna ancora.

“Grande Jacopo!” finge di gridare Leo mentre io sorrido pieno di orgoglio.

“Poi deve essere stanchissimo: tutto il pomeriggio sono stati in giro con la scuola nel parco lì intorno a cercare fossili, vedrai che stasera si addormenta subito dopo cena”

Ma il bello deve ancora arrivare.

Ultimissimi istanti di gare, palla a Jacopo scappa verso la porta con una breve corse, arriva davanti al portiere (l’allenatore in seconda, non so se mi spiego) lo scarta con un dribbling secco verso la sua sinistra, tira e segna!

Non ci credo, e dove li teneva nascosti questi numeri?

Avrà pensato di essere a un provino per una società di serie A?

Gli altri compagni festeggiano e sentiamo dire uno di loro “Quello è forte, eh!”

Fatico a contenere l’orgoglio e devo avere stampata in faccia un’espressione da scemo, siamo mica in finale di Champions League, però è pur sempre una piccola soddisfazione.

Quando siamo tutti in macchina per tornare a casa, dopo i complimenti di rito, passo all’opera di ridimensionamento, con tute le cautele del caso ovviamente.

“È andata molto bene, devi però pensare che è la prima volta, quindi hai un sacco di entusiasmo, magari ci saranno giornate in cui sei più stanco oppure hai meno voglia e magari non va sempre così.”

“Si si, lo so babbo”

“E poi ci sono altri bambini che giocano molto bene immagina quando ci dovrai giocare contro, sarà forse un po’ più difficile di oggi”

“L’importante è che ti diverta…” incalza Leo “…poi si può vincere e si può perdere” insomma un po’ tutti i luoghi comuni sull’argomento.

“Sentito Jacopo?Jacopo…” nessuna risposta.

Guardo nello specchietto retrovisore e lo vedo addormentato.

Ok, adesso riposati campione.