parcheggioL’ANZIANO

È sabato mattina, sono nel parcheggio di un centro commerciale e ho lasciato la spesa appena fatta in macchina.

Torno sui miei passi per rimettere il carrello nella rastrelliera.

Scusi, per piacere…

Mi scusi non ho capito…

È un anziano, avrà settanta o settantacinque anni.

Vestito con giacca e pantaloni beige, sotto la giacca un pullover con lo scollo a v e sotto una maglia a collo alto tipo dolce vita color carta da zucchero.

Tiene le mani nelle tasche della giacca, così le spalle stanno un po’ alte e la testa, con con i capelli bianchi e radi, rimane un po’ incassata lì in mezzo.

Mi scusi, non ho capito” mi sono fermato perché ha l’aria di chi si è perso o ha perso qualcosa, un autobus, la strada, la macchina parcheggiata chissà dove, dov’è un negozio dei tanti che sono qui intorno, la moglie che non riesce a ritrovare tra una corsia del supermercato, va a sapere…

Mi scusi lei. Per piacere… potrei metterlo a posto io il carrello?

Ancora un secondo, non capisco, ma non doveva chiedermi di sua moglie o dell’autobus che da qui va verso il centro? e invece… cosa c’entra il carrello?

Non ho capito e…” poi un secondo dopo all’improvviso capisco che vuole:

vorrebbe riporre il carrello al posto mio per potersi prendere l’euro che ho messo nel dispositivo che lo sblocca.

si si… certo, mi scusi, buongiorno…

Mi sorride appena, mormora “grazie… grazie” mentre spinge il carrello e si allontana.

Mi allontano anch’io; ritorno alla macchina e alla mia spesa dentro i sacchetti.

Per i metri successivi mi porto dentro il peso di tutto l’imbarazzo che ho provocato in quell’uomo costringendolo a ripetermi la domanda che non avevo capito, con quello sguardo triste e umiliato nel dover chiedere l’elemosina.

La pensione, l’affitto, i nipotini, forse vedovo, la salute, gli amici al quartiere, la pasta al pomodoro a pranzo e il caffellatte col pane a cena…