IMG_2073Questa è la segreteria del dottor Santoro. Sono momentaneamente assente. Dopo il segnale acustico lasciate il vostro nome, il motivo della telefonata, un recapito telefonico e sarete richiamati quanto prima

“Si buongiorno dottore, sono Rudy Renzi, chiamo per mia moglie. La situazione è precipitata, ho sentito il neurochirurgo che la segue e mi ha detto che dobbiamo ricoverarla. Solo che mi serva la sua richiesta per poi passare dal pronto soccorso dal quale ci indirizzano al Bellaria. Se può richiamarmi… grazie”

Passano pochi minuti e Santoro chiama

Sono Santoro, buongiorno cos’è successo?

Buongiorno dottore. Sabrina… si è aggravata nel giro degli ultimi tre giorni, stamattina poi oltre ai problemi fisici, mi sembra anche un po’ in stato confusionale

Capisco, verrei subito allora, va bene?

Si si certo, grazie a tra poco

La giornata era iniziata un paio di ore prima con Sabrina che doveva andare in bagno ma non riusciva neppure a sedersi in mezzo al letto per poi alzarsi e io che mi dannavo da una parte e dall’altra per cercare di tirarla su…

Io sempre più agitato, lei in evidente stato confusionale.

Panico.

Colazione veloce per i ragazzi e spediti a scuola.

Senza chiedere niente a Sabrina telefono al suo neurologo che contrariamente al solito ha risposto subito. Ci accordiamo per il ricovero.

Dico a Sabrina che intenzioni abbiamo, anzi, gliele comunico, così che non possa dire nulla, bisogna farlo e basta e non c’è tempo da perdere né obiezioni da fare.

Poi il medico di base.

Poi il 118.

Al pronto soccorso del Sant’Orsola siamo rimasti poco questa volta, credo non più di una mezz’ora tre quarti d’ora al massimo e subito di nuovo in ambulanza per il Bellaria, io dietro che seguivo con la macchina e alle undici e mezza Sabrina aveva il suo letto.

Considerando che non si trattava di un’urgenza da trauma, nel giro di due ore e mezza eravamo già sistemati, mi sembra molto buono.

Durante l visita del medico di reparto Sabrina tendeva a sminuire i sintomi

“Un po di fastidio, le gambe un po’ pesanti…

“No aspetta, dottore guardi che…” provo a interromperla un paio di volte e il dottore mi fa cenno di aspettare

“Continui signora…

Sabrina finisce il suo racconto dopo di che la dottoressa le dice

“Adesso signora, se non le dispiace, mi porto via un attimo suo marito. Lei intanto provi a riposare un po’

Usciamo e ci avviamo verso il suo studio.

Dottore mi scusi se le sono sembrato eccessivamente apprensivo, ma siccome ci sono già passato molte altre volte e mia moglie in queste circostanze tende sempre a far credere che le cose vadano meglio di quanto in realtà anche lei sia convinta”

“Già, immagino. Lei capisce che diventa una forma di autodifesa, anche inconscia e, se mi permette, ingenua, ma comprensibilissima. Immagino che sua moglie in questo momento preferirebbe starsene a casa propria o al massimo poterci tornare stasera.

Mi sono fatta un’idea della situazione. Mi vuole raccontare i precedenti?”

Le ho fatto tutto il resoconto, recitando la mia parte quasi a memoria tante volte l’ho raccontata, partendo dall’ottobre del ’95, allorchè si manifestarono quelli che a noi e ai medici sembrarono i sintomi di cervicale, che pochi mesi dopo invece si rivelarono come gli effetti della Sindrome di Von Hipppel Lindau, detta confidenzialmente VHL (semmai, per una breve ma sufficiente descrizione, data un’occhiata su wikipedia).

“Quanto mi ha detto coincide con l’idea che mi sono fatta. C’è un indubbio problema neurologico che sta complicando il quadro complessivo delle condizioni di salute di Sabrina.

Dovremmo fare una risonanza cervicale e una spinale per accertarci dell’attuale stato delle cose

Ho ringraziato, chissà poi perché, di cosa dovevo dirle grazie, accidenti a questa eccessiva e ossequiosa educazione! e sono tornato di là.

Sabrina si era assopita, così ho fatto qualche passo nel corridoio per poi sedermi lì in fondo.

Qualche telefonata, a mia cognata, ai suoceri, ai miei e via via hanno cominciato a scendere le lacrime che non riuscivo a smettere.

Va beh, la faccio corta: dopo due minuti avevo tre infermiere lì intorno, la prima con una bottiglietta d’acqua, la seconda con i fazzoletti  e la terza che voleva offrirmi un caffè.

Potrebbe rivelarsi un buon metodo per rimorchiare. Chissà.

Restate sintonizzati, ci sentiamo domani.