“Considerato quanto sopra esposto e valutato il rapporto rischi-benefici il paziente da il proprio consenso a che si proceda con l’intervento.
Bologna 16 aprile 2013.
Riesce a fare una firma qua sotto signora? E poi anche di suo marito lì di fianco.”
Sabrina e io firmiamo, prima lei aiutata da Giada che le tiene la penna ferma nella mano sinistra, poi io con un attimo di indecisione, temo sempre che nei documenti ufficiali mi venga uno scarabocchio che poi mi contestano.
Quindi il percorso, almeno l’inizio del percorso indicato dal primario di neurochirurgia, è stato segnato dalla lettura di questa presa coscienza dei rischi connessi all’intervento.
I presenti sono il Dottor Frank, il chirurgo che domattina opererà Sabrina e il Dottor Salvi, il neurologo che segue Sabrina del 2005.
Dovreste vederlo il dottor Fabrizio Salvi: era in borghese, in jeans sdruciti e felpa un po’ slabbrata, capelli lunghi, radi e scomposti, che vanno solo da un orecchio all’altro, cranio pelato, occhi segnati ma vivacissimi.
Facemmo la sua conoscenza appunto nell’ottobre del 2005, qualche giorno prima del terzo ricovero di Sabrina, qui all’Ospedale Bellaria.
Ce lo presentò la Dottoressa Riguzzi, una donna molto bella dai capelli neri, occhi scuri e un bellissimo sorriso rassicurante, che prese in carico Sabrina non appena si arrivò qui e si dimostro molto sensibile e partecipe dall’ennesimo dramma che stava vivendo mia moglie.
Li invece un po’ più sbrigativo, netto nei giudizi, quasi tranciante e la differenza tra i due saltò agli occhi da subito, appunto per diversi motivi.
In realtà, a dispetto dell’impressione che ci aveva trasmesso a un primo approccio, si è poi rivelato veramente in gamba, un vero punto di riferimento, tanto che è stato la prima persona che ho chiamato la mattina che poi Sabrina è stata ricoverata e anche in questa occasione lo ha voluto presente per dare un suo parere.
“Avete valutato di fare una derivazione ventricolo-peritoneale oppure pensavate al drenaggio endoscopico?”
“No no, la derivazione, le altre spesso si occludono e poi alla lunga sono più noie che altro quindi niente via endoscopica… È come la vecchia cara 500 che è antiquata rispetto al bolide, ma che va sempre qualunque cosa gli capiti ed è una garanzia. E poi siamo piuttosto bravi in quel tipo di intervento”
“Ah beh certo. A questo punto se lo mettiamo ai voti, l’intervento, io voto per il si”
attimo di riflessione…
“Io farò finta di aver capito tutto quello che vi siete detti, ma non ha importanza, e anche se potrà sembrare fuori luogo, sono rimasto assolutamente affascinato dalla dimestichezza con cui avete trattato l’argomento, tanto che mi è sembrato di assistere a una magia…”
“No, guardi che qui non si tratta di magia: parliamo di un liquido che adesso non circola come dovrebbe e che aiuteremo ad andare nella direzione giusta grazie a dei tubicini collegati a una valvola. Si tratta semmai di idraulica.”
il Dottor Frank ci ha illustrato in maniera approfondita di tutti i rischi ai quali si va incontro affrontando un intervento di questo tipo, rischi che vanno da una percentuale di mortalità intra operatoria del 2% fino a rischi difficilmente calcolabili, ma ben presenti, nel post operatorio, i principali dei quali sono crisi di rigetto generiche, infezioni ed emorragie; se si superano bene i primi setto, dieci giorni è fatta.
Inoltre ha tenuto a precisare che l’intervento in oggetto, non sarà affatto risolutivo dei problemi di insensibilità alla mano e alla gamba sinistra, bensì andrà a porre in sicurezza una delle conseguenze delle condizioni di Sabrina, non la causa, cioè l’emangioblastoma cistico, del quale dovremo parlare successivamente.
“Dottore, capisco, però vorrei dire che lei giustamente fa il suo dovere nel raccontarci le cose senza edulcorarle, noi parenti invece, dobbiamo mediare fino a edulcorale quello che ci viene detto per cercare di tutelare il più possibile mia moglie. Queste cose io e mia cognata già le sapevamo, ecco, come dire, non cadiamo giù dal pero insomma…”
“Certo, capisco benissimo, ma io devo porre alla vostra attenzione ogni aspetto, anche il più crudo, se vogliamo, ma accertarmi che abbiate compreso bene ogni passaggio, perché alla fine di questa conversazione verrà stilato una sorta di verbale che dovrete firmare come consenso affinché si possa procedere con l’intervento chirurgico.”
Stilato il verbale e dopo che il Dottor Frank ce l’ha riletto, Sabrina ha firmato senza quasi fare una piega, poi firmato io, aggiungendo tra parentesi il grado di parentela.
“Ha visto dottore che è andata come l’altra volta? Faccio la risonanza e si scopre che c’è qualcosa che non va bene”
“Mmm si, non è proprio colpa della risonanza… e comunque se si ricorda io l’avevo appoggiata nella sua decisione di non farne più”
“Allora è vero che mi aveva consigliato questo!”
“No! Io l’ho appoggiata, non l’ho consigliata, c’è una bella differenza. Non avrei mai fatto una cazzata simile, le pare.”
Ci è scappato un sorriso a tutti alla battuta di Salvi, sia perché non ti aspetti un neurologo che usa parolacce (chissà perché poi) sia perché ne avevamo bisogno un po’ tutti di un sorriso per stemperare la tensione evidente.
Nel corso della giornata poi, l’intervento che avrebbe dovuto tenersi nel pomeriggio, è via via stato anticipato, prima alla tarda mattinata, poi, saltando un altro intervento rimandato non so perché, definitivamente anticipato alla prima mattina.
Quindi oggi alle sette e mezza sono venuti a prendere Sabrina per portarla in sala operatoria.
Alle dodici l’hanno riportata su.
Era ancora un po’ intontita dall’anestesia, ma lucida e ci ha sorriso riconoscendoci.
L’intervento è perfettamente riuscito; adesso aspettiamo per vedere il decorso post operatorio, ma questo è già un problema da domani in poi, per oggi sembra sia andata bene.
Con questo di oggi Sabrina è al suo quarto intervento…