sephoracipria nera festa mamma sephora

Ho letto per la terza volta il promemoria scritto sul blocco appunti del cellulare

cipria nera festa mamma sephora

Non ci sono dubbi, questo è.

Ma cipria nera, è quello che mi lascia perplesso…

Eppure quando Sabrina l’ha detto, proprio per non dimenticarmi, me lo sono scritto sul cellulare subito.

«Tanto lo sai che Leo e Jacopo vanno in crisi, non si mettono d’accordo, uno vorrebbe comprare una cosa, l’altro un’altra e va a finire che non ne cavano le gambe”

«Già…»

«Allora tu gli suggerisci, velatamente, che la cipria nera che vendono alla profumeria Sephora va benissimo come regalo per mamma, a me serve, fa piacere e loro sono apposto con il regalo.»

«Ok, farò così»

Non fa una grinza, così pedissequamente scrivo quello che ho capito:

cipria nera.

Nel frattempo che lo racconto continuo a scrivere queste due parole in corsivo, questo perché l’uso del corsivo ha delle precise regole di stile da seguire; per esempio: si ricorre a questo tipo di grafia nel caso in cui si utilizzino termini scientifici o medici che per la prima volta compaiono all’interno di un testo. Quindi, almeno da questo punto di vista, mi sento legittimato nell’adoperare questa forma nello scrivere cipria nera , dal momento che di cipria ne conosco né più e né meno di quanto so di scienza o di medicina.

«Boh, cipria nera sarà un modo di dire. La cipria nera, mah…»

Arrivo in Piazza Galvani, angolo via Farini. Assicuro la bici a una catena tesa tra due dissuasori in pietra che limitano l’accesso alla piazza.

Entro in profumeria, un negozio che fino a qualche anno fa era una libreria, di quelle storiche, e che di quel commercio ha mantenuto le scaffalature in legno risalente, credo, agli inizi ‘900, forse anche più vecchie; molto bello in origine. Adesso un po’ meno…

Davanti a un espositore, che mi danno le spalle, due commesse, una bionda e una mora, parlano tra di loro intente a fare qualcosa.

«Buongiorno» si gira la bionda, mentre la mora resta impegnata in quello che stava facendo.

«Buongiorno, posso aiutarla?»

«Si guardi, adesso credo che farò una figura meschina: le devo chiedere un prodotto che… non so, credo di aver frainteso il nome, vediamo…

«Dica pure…»

»Ecco, cercavo… la cipria nera»

«?»

«Eh, vede infatti? Che le dicevo…» la ragazza bionda si rivolge alla sua collega

«Beba, scusa…» Beba si gira e si rivolge a me

«Si, mi dica, che cos’è che le serviva?»

«…» io

«?» lei

«Ah, si… cercavo…» la ragazza, una bella ragazza, è nera…

Si si, proprio nera, di innegabili origini africane, con un bell’accento francese.

“Si, dicevo che… cercavo la ciprianera, si insomma…“ ora crede che sia qui per fare lo spiritoso, forse una candid camera di dubbio gusto o una cosa del genere

«No… è che probabilmente ho capito male. Eppure credevo di aver scritto bene quello che mi ha detto mia moglie e…»

«Non si preoccupi adesso controlliamo. Non mi sembra che in assortimento ci sia quel prodotto.» si sposta verso il banco, digita qualcosa sulla tastiera mentre osserva attenta il monitor

«Poi capirà anche lei che la cipria nera, per dire, neppure io, ah ah ah ah»

«Eh eh eh si in effetti, cioè… no, volevo dire che… ma vedrà che ho sicuramente capito male cosa voleva dire mia moglie, magari indago un po’ meglio…»

«Si infatti: le confermo che non abbiamo nessun prodotto con quel nome; neppure simile.» altro magnifico sorriso e quella erre che fila via che è un piacere

«Farò così… così magari evito un’altra figura come questa, eh eh eh»

«Ah ah ah. La saluto buona giornata!»

«Grazie, anche a lei, arrivederci…»

La cipria nera festa mamma sephora, ma io dico…