IMG_0001 2L’estate in città è una canzone alla radio che mi ha già stancato la seconda volta che l’ascolto, come il the freddo che non rinfresca mai abbastanza, un inutile Estathè bevuto al Fesivalbar nel soggiorno di casa.
Ventilatori, condizionatori, refrigeratori… un consumo inopportuno di energia, uno spreco di cubetti di ghiaccio; il caldo lo stesso mi beve, come beve una tazza di cioccolata calda d’inverno, mi fa scivolare lungo la sua gola vischiosa, sulla sua lingua ruvida e mi tiene un po’ appeso incollato tra il palato molle e l’ugola.

Finisco con l’odiarla l’estate; è una maglietta un po’ bagnata che inizierà ad appiccicarsi alla pelle; poi il collo, con quel velo di sudore così spiacevole al pensiero di doverci appoggiare due labbra sopra.
Ci si ritrova tutti ai giardini di sera, dopo le dieci, come cretini in cerca di fresco, in cerca di vodka e Redbull, in cerca del fresco della menta fresca del mojito.
Una fetta d’anguria dall’Agnese…
Gli stessi giardini in cui sette mesi fa battevi i denti dal freddo, nella tua giacca troppo leggera per il clima di allora, nel tuo troppo ottimismo; e poco dopo, sempre lì, che piangevi.

Asfalto liquido, catrame che cola dal naso, oggi come il moccio di allora.