unità_1Il centro, il comune nuovo, le torri della fiera, un palazzone non identificato, la torre Unipol, Castenaso.

Appena arrivato a casa, tiro su la tapparella e resto un po’ affacciato al terrazzo.

Penso a poco fa, in mezzo a quest’aria insolitamente fresca del 28 di agosto.

Ho allungato la strada e invece di uscire alla 11 ho proseguito.

Avrei avuto un bucato da fare, una fetta d’anguria da mangiare, la posta da scaricare… invece ho fatto un giro in tangenziale.

Sono arrivato all’uscita per via Stalingrado e sono uscito verso Parco Nord, è iniziata la festa, diamo un occhiata, forse una piadina, qualche foto…

Parcheggio in mezzo ad altre diecimila macchine, attraverso la strada e mi trova in mezzo a un altro parcheggio: la festa è un enorme autosalone tutte marche, tutte le cilindrate, tutti i modelli per tutte le tasche, sembra il motorshow.

La festa è un enorme ristorante dal quale arriva l’odore di cibo cucinato in decine di modi diversi, un po’ tutte le regioni rappresentate e molto resto del mondo, che si mischia nelle narici e non fa per niente appetito, anzi…

Forse mi va un gelato.

Mi avvicino alla cassa, il gelataio indossa un camice bianco che sembra un medico

«Scusi, ci ho ripensato, grazie lo stesso…»

Mi è passata la voglia, ho rimesso i soldi in tasca e me ne sono andato.

Sabrina era a letto, invece che seduta sulla sua carrozzina, come ogni pomeriggio, ad aspettare arrivassi

«…le infermiere si sono spaventate perché hanno detto che sembrava uscissero delle feci dalla vagina…»

«Eh? Che sciocchezza è questa, scusa…»

«È quello che ho pensato anch’io…»

«C’è un qualche tipo di lesione allora, che mette in comunicazione. Non hanno chiamato il medico di guardia?»

«Si, è venuta l’internista e ha detto che a lei non sembra e…»

«Come a lei non sembra! Scusa Sabrina, è o non è, ma ti pare una cosa del genere… Al di là del fatto che mi sembra una sciocchezza, ma questa dottoressa dice solo che a lei non sembra?»

Entra un dottore che già conosciamo

«Buonasera, mi scusi: cos’è questo fatto delle feci…»

«Ecco, si… le infermiere si sono spaventate perché…»

«Cioè, non mi spavento io che non so niente di medicina, ma al di là di questo mi sembra questa cosa non stia né in cielo né in terra, e si spaventano le infermiere?»

«Beh sa, la situazione sembrava particolare, così hanno chiamato l’internista la quale non ha ravvisato gli estremi per preoccuparsi. Ha detto che stasera o domani le verranno fatti i prelievi ematici e un tampone vaginale per accertarsi che…»

«Mi scusi ancora, io non vorrei sembrarle apprensivo, anche perché veramente mi sembra il caso non lo meriti affatto, ma gli accertamenti li fate stasera o domani? E se invece c’è una qualche lesione? Aspettiamo altre sedici ore?»

«No no, potete stare tranquilli che è tutto assolutamente nella norma e sotto controllo»

«Mi permetto di dissentire: io non sto tranquillo affatto. Qui già ci sono due linee di condotta, una dichiarata dai medici riguardo a orari e modi di rapportarsi con i pazienti infermi e l’altra attuata dagli infermieri e dagli operatori sanitari e non coincidono, lei lo sa questo? Si figuri se sto tranquillo… »

«Beh lei mi dice una cosa che se fosse vera io…»

«Se fosse vera? Chieda in giro. Lei ha mai chiesto agli altri pazienti se è vero o no che su tempi e modi per alzare o mettere dal letto o in carrozzina i pazienti gli infermieri fanno come meglio gli torna infischiandosene allegramente delle regole che invece raccontano i medici?

«…»

«Ho chiesto già tre volte un chiarimento, caso mai avessi capito male io, alla responsabile dell’accoglienza, al primario e a lei; tutti e tre mi avete confermato queste regole scritte nero su bianco, peccato poi che per ottenere certe cose che voi date per scontate, si debba insistere con gli infermieri, spesso inutilmente; questi storcono il naso, sbuffano… adesso non si può più fare… se dovessimo farlo con tutti non si riuscirebbe a starci dietro… Lei lo sa che domenica ho quasi litigato con un’infermiera che insisteva perché fossi io a mettere a letto Sabrina?

Domenica mattina sono uscito dalla stanza e me ne sono andato a fare due passi prima che la discussione prendesse una brutta piega.

E così succede che mia moglie il pomeriggio non va a riposarsi sul letto perché se la mettono giù la rialzano solo il giorno dopo, mentre per mangiare lei dovrebbe solo stare seduta, perché fa una gran fatica a deglutire e a letto le riesce veramente male.

E così poi non si può neppure insistere tanto con il personale, perché poi è mia moglie che rimane qui, mentre io vado sereno e tranquillo a casa

«Chi ha suonato il campanello? quella del letto 9? digli ben che aspetti un attimo, va, che è sempre lì a rompere..

E lei mi dice che le infermiere si sono spaventate?…

E così succede che se bagna il pannolone quando è seduta in carrozzina e non arriva subito qualcuno a cambiarla (e non arriva quasi mai qualcuno a cambiarla) si bagna i pantaloni, poi bagna la fodera del cuscino e poi anche il cuscino…

«Guardi, tutto quello che mi dice diventerà motivo di chiarimento e discussione, appureremo tutto quanto e faremo il possibile per…

«Io intanto venerdì ho un appuntamento con direttore sanitario, così le stesse cose che ho detto a lei le racconto anche al lui, magari abbreviamo i tempo così»

«Certo, mi sembra il percorso più corretto»

«E dal momento che sono lì gli chiederò anche perché mia moglie è stata trasferita al piano terra e perché ad oggi nessuno ci ha ancora spiegato il motivo.»

Quaggiù è l’ultima stazione prima di essere dimessi, questo lo sanno tutti; così Sabrina si è trovata in mezzo a persone che ogni giorno fanno dei progressi, alcuni se ne sono andati sulle proprie gambe, mentre lei è ancora lì al palo.

«Non so, forse serviva un letto libero al secondo piano e quello sacrificabile era il suo?»

«Ma no, certamente non per quello. Al secondo piano abbiamo tutti pazienti che hanno ancora bisogno di un controllo medico più stretto, pazienti che non si sono ancora stabilizzati, mentre quaggiù no. Però lei capisce bene che ce ne sono anche molti altri che sono ancora qui e rimarranno a lungo.

Oltre a questo poi i paragoni sono improponibili tra le varie patologie e…»

«Ma guardi che non si tratta della bizza di una bambina che non ha avuto il gelato e i compagni di classe sono usciti a prenderlo. E non discuto di patologie diverse, lo so benissimo. Discuto sull’opportunità di averla mandata quaggiù, fatto che ha notevolmente peggiorato il suo equilibrio psichico

Che senso ha averla fatta scendere, quando proprio questo dottore qui davanti mi diceva che casi come il suo qui non ne avevano e si trovano in difficoltà nel trattarla.

Eppure avevano ricevuto la cartella clinica dall’ospedale di Modena una settimana prima di ricoverala qui e lì dentro c’era scritto tutto.

Ho portato un faldone alto così con i referti a partire del 1996 fino a luglio di quest’anno.

Ho portato 17 anni di risonanze magnetiche, cosa c’era di misterioso.

«Ci avete messo 48 giorni a capire che era difficile come caso e che non potevate fare niente?

Capisce cosa voglio dire? Io non sto accusando nessuno di incapacità, non mi permetterei mai; ma di una certa leggerezza nel dire «va be’ proviamoci lo stesso- questo si.»

«Io in tutta onestà quando ci siamo visti le prime volte contavo… speravo di ottenere risultati migliori… di ottenere almeno qualche risultato…

Però Renzi, io e lei ci siamo parlati due settimane fa, che questi suoi dubbi vengano fuori solo adesso, mi pare…»

«Ma guardi che io non sono dottore, io non faccio questo di mestiere, io posso permettermi il lusso di aver scoperta due minuti fa l’inutilità di aver tenuto qui Sabrina per 48 giorni, io faccio un altro mestiere.»

«…»

«Comunque, adesso sono andato oltre a quello che ci interessa in questo momento: quando ha detto che passa l’internista per verificare?»

«La facciamo venire subito…»

Venerdì abbiamo questo incontro con tutto lo staff e sabato ce ne andiamo, riporto Sabrina a casa.