Pensavo agli anni passati. Raramente a Natale abbiamo disposto i regali sotto l’albero; quando lo abbiamo fatto c’era qualcosa di insolito o sorprendente che lo giustificava. Non c’è mai stata la ricerca a tutti i costi dell’originalità ad effetto, no. È solo che ci sembrava più divertente, a volte che i ragazzi dovessero guadagnarseli, altre volte vederli rimanere con gli occhi spalancati per la sorpresa prima della sorpresa.
Puntualmente ogni anno ci siamo sempre ridotti a dovere incartare i regali la notte della vigilia, una volta andati a letto Leonardo e Jacopo e dopo esserci accertati che stessero dormendo.
A quel punto iniziava l’operazione incarto, occupazione che porta via almeno un’ora e mezza buona. Questo perché abbiamo avuto sempre tanti pacchetti da aprire, uno o due regali importanti per ognuno e poi molte altre piccole cose, utili o anche solo divertenti, così che ci fosse un sacco di regali.
La scelta delle carte è sempre andata a tema: tutto rosso, tutto oro o argento, le carte tutte uguali ma con tutti i colori a disposizione, carta da pacchi legata con lo spago come un pacco postale, carta di giornali con solo i nastri e i fiocchi colorati…
Fatto questo si passa alla disposizione. Si perché mica si possono prendere e mettere così semplicemente sotto l’albero, no? Oppure, è una cosa che non si dovrebbe fare almeno fino a che i bambini sono ancora sufficientemente piccoli.
Così, nei giorni precedenti, anche con largo anticipo, si stabiliva il tema e ci si attrezzava in proposito e nel corso degli anni siamo passati attraverso una lunga serie di messe in scena.
La caccia al tesoro, per esempio, nella quale i regali erano nascosti in tutti gli angoli possibili della casa, compresso frigorifero, forno e la lavatrice. Ogni rinvenimento era accompagnato da un bigliettino con le indicazioni per ricercare il regalo successivo. Ogni regalo appena trovato doveva essere portato in camera da noi e messo sul letto, dove alla fine della caccia poteva essere aperto. La caccia al tesoro ha sempre avuto un grande successo, tanto che l’abbiamo replicata per più di un Natale.
Un anno arrangiai una specie di traliccio in bastoncini di legno che appesi al soffitto del corridoi della casa in cui abitavamo. Al traliccio erano poi appesi tutti i pacchetti, legati da delle lenze da pesca. Nella semi oscurità della mattina, guardando ad altezza di bambino, non si vedeva niente, così Leonardo (non era ancora nato Jacopo) non vide i regali per qualche minuto, restando tra l’incuriosito e il deluso, incerto se aspettare ancora un po’ o prenderla male.
Venne poi l’anno de “L’esplorazione polare”. Dopo che si erano addormentati, finiti i pacchi, si montò in camera loro una piccola tenda, che nella stampe del tessuto raffigurava un igloo.
All’interno disponemmo tutti i regali incartati come pacchi postali, illuminati con un filo di lucine azzurre. Completavano la messinscena dei piccoli animali di peluche, orsacchiotti, lupi e foche, disposti tra i pacchetti e davanti all’ingresso della tenda igloo.
Il primo albero di Natale grande che prendemmo, restò in un angolo del salotto fino a che i ragazzi se ne andarono a letto. La mattina dopo troneggiava in camera loro con sotto tutti i regali.
Non fu semplicissimo spostare tutto, attraversare due porta lungo il tragitto dal salotto alla camera, senza far cadere nulla, senza fare rumore, arrivare di là. disporre i regali e riaccendere le luci, così che la mattina si svegliassero in mezzo a quel luccichio…
Erano momenti divertenti per noi che li preparavamo e qualcosa in più anche per i ragazzi, prima che aprissero i pacchi; come un altro regalo, di quelli che non si possono comprare.