La notte tra il 30 e il 31 dicembre di quattro anni fa, intorno all’una e mezza, squilla il telefono
«Carabinieri di Casalecchio… la rassicuro subito, non è successo niente stia tranquillo»
tra la “o” di Casalecchio e la “l” di la rassicuro c’è appena lo spazio per infilarci tre puntini di sospensione; un battito di ciglia ci starebbe stretto; si girano a fatica gli occhi verso un’altra direzione nel tempo che separa una o da una elle.
In quella fenditura invisibile del tempo, riuscii a immaginare Leonardo, riverso in mezzo a una strada, vittima di un qualche tipo di tragedia, il motivo della telefonata dei Carabinieri nel cuore della notte.
– Si, va bene… arrivo subito.
Era successo che Leonardo, insieme a due suoi compagni di scuola, aveva pensato di andare alla sua ex scuola media (aveva iniziato da pochi mesi la prima classe del Liceo artistico) per dipingere su di un muretto, sul quale solitamente facevano le loro tag e i loro pezzi, alla luce del sole, in quanto autorizzati dal preside. L’ultimo lavoro, di qualche giorno prima delle vacanze di Natale, evidentemente non lo aveva soddisfatto, così, invece di starsene nel salotto di uno degli altri due a giocare alla Playstation per tutta la notte, perché è lì che avrebbero dovuto essere con l’autorizzazione da parte dei genitori, armati di bombolette spray si erano mossi verso la loro ex scuola, a rimediare all’errore pre natalizio.
I genitori dell’amico ospite, in realtà non erano a Bologna, contrariamente a quello che sapevamo noi e i genitori del terzo amico.
Fatto sta che vado in caserma e dopo un paio d’ore mi riporto Leo a casa.
Potete bene immaginare l’umore.
Oggi pomeriggio, passati quasi quattro anni, Leonardo è partito per Massa Marittima, dove, da domattina, realizzerà uno dei suoi pezzi su un muro del parco della città.
Un’associazione di ragazzi di gli ha commissionato il lavoro e lui è partito. Hanno organizzato questo evento con musica dal vivo e un tipo che viene da Bologna per dipingere un muro, appunto lui.
Non ho ancora un’idea certa della qualità delle cose che fa Leonardo (anche se per certi suoi lavori mi sono entusiasmato) e questo per diversi motivi, il primo dei quali è perché le sue fonti di ispirazione, le cose che gli piacciono e il tipo di arte che pratica non è quella che frequentavo io. Questo scava un bel fossato, ma è solo colpa mia, è lui quello avanti, mica io, che più o meno sono ancora fermo a pennello e tavolozza.
Il secondo perché tendo a essere ipercritico, spero senza farglielo capire, sicuramente non in maniera aperta. Anche questo, come il motivo precedente, non mette affatto in discussione il suo valore né sono un giudizio negativo; affermano solo che non ho gli strumenti per valutarlo, o non li ho ancora.
– Ma come ti senti, sei… emozionato? Insomma te ne starai lì a disegnare davanti a due o trecento persone e forse non è la cosa più facile di questo mondo.
– No… io mi metto le mie cuffie, faccio le mie cose e mi giro appena ho finito.
– E la paura della pagina bianca?
– Eh, per quella un po’ di emozione c’è, non è grandissimo il muro, ma è la cosa più grande che abbia mai fatto.
– Be’ è quell’emozione bella da vivere, no? Da cosa cominci?
– Non lo so ancora. Mi metto lì davanti questo lo faccio lì, quest’altro lo faccio là e poi vado avanti eh eh eh.
– Bello! Mi fa davvero tanto piacere, e anche a mamma. Mandaci delle foto, poi quando il trentuno arrivo a Massa vado subito a vederlo.
Poi mi ha spiegato e fatto vedere la differenza tra i vari tappi che userà per le bombolette, quelle che tracciano più sottile, quelle più spesse, il rumore diverso che fanno che le fa riconoscere anche al buio, quali colori userà, mostrandomi il bozzetto…
L’ho accompagnato alla stazione e l’ho guardato dal finestrino mentre entrava nell’atrio.
Buon lavoro Leo!
buon lavoro Leo! 🙂 (ché la distanza tra i “gusti” generazionali c’è sempre stata, ma tutto muta anche l’arte e le sue tecniche. ciò che non dovrebbe cambiare mai è il rispetto per ciò che è stato ed è).