In uno dei vicoli più suggestivi della Città
la voce di Maria Antonietta
un’altra voce lontana nel vicolo parallelo seguita da un applauso
in alto le rondini che garriscono contro un cielo azzurro d’aprile…
È stato come essere spettatore di una piccola magia…
Si è concluso domenica 22 a Massa Marittima il primo Festival di lettura scenica “PAROLE e VOCI”, iniziato dieci giorni fa, e terminato con la lettura di dieci storie di artisti sconosciuti o quasi, che non hanno trovato il posto che gli spetterebbe di diritto tra i grandi della Storia dell’Arte, vite raccolte da Alfredo Accatino nel suo “OUTSIDERS” della Giunti Editore (https://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Accatino; date un’occhiata anche al suo blog http://ilmuseoimmaginario.blogspot.it); queste sono state l’appuntamento finale di un bel Festival, basato su un’idea tanto semplice quanto avvincente per il pubblico, per i lettori e, come ha detto lo stesso Accatino, anche per gli autori, che ascoltano con emozione, leggere ciò hanno scritto.
Per gli organizzatori del Festival, come per gli scrittori o i cantanti che baciati dal successo della prima loro prova sono chiamati a eguagliare se non superare i buoni risultati, si potrebbe banalmente dire che il difficile viene adesso.
Io sono convinto che questa iniziativa invece riscuoterà il successo crescente che merita, e questo per più ragioni, a partire dal motivo per cui è nata, cioè rivolgere a proprio favore una criticità, leggendo, vorrei dire amorevolmente, delle pagine di libro ad un’amica che iniziava ad avere difficolta nel farlo e il vedere in questo gesto qualcosa che poteva andare ben oltre le pareti di un salotto.
Poi la passione e il trasporto con i quali i lettori si sono impegnati nel far vivere a noi spettatori le loro stesse emozioni.
Ancora: “Un’idea è buona se per spiegarla ci metti il tempo che occorre a un ascensore per salire da terra al settimo piano” l’idea che sta dietro a PAROLE E VOCI ci si mette la metà del tempo a farla capire a chiunque. Una buona idea che riesce a nascondere tutto il lavoro che si intuisce esserci dietro.
E infine, avrà successo perché ha enormi potenzialità di sviluppo e crescita.
Ieri mattina abbiamo fatto un’interessante chiacchierata con Alfredo Accatino, che avevo contattato giorni addietro, raccontandogli la vicenda della chiusure parziale dei Musei di Massa Marittima e per chiedere un suo parere e lui si è subito dimostrato interessato e disponibile.
“A una decisione tecnica, giusta o sbagliata che sia, non puoi rispondere di pancia e basta, si deve rispondere con una proposta tecnica o che migliori o mitighi la decisione presa“. Abbiamo parlato della possibilità che “i Musei si raccontino” e ne ha accennato durante i suoi interventi in alcuni dei dieci luoghi in cui sono stati lette le vite degli artisti e accennandone ancora durante la chiusura del Festival, dietro la Cattedrale.
Questo si potrebbe fare attraverso la narrazione delle storie che i musei custodiscono, o le storie che si potrebbero immaginare essere raccontate in quelle sale.
Oppure: attraverso le storie scritte dagli stessi cittadini e prendo come esempio il bel racconto di Sergio Bucci pubblicato qualche mese fa su LA TORRE MASSETANA, che lo vedeva protagonista del ritrovamento della stele di Vado all’arancio esposta nel Museo Archeologico.
Ecco, potrebbe essere questa una delle possibilità, non la sola, con cui evitare la chiusura dei nostri Musei, o anche solo un tentativo per mitigare le conseguenze di una scelta che continuo a considerare senza capo né coda, cioè dare loro un’ulteriore funzione, oltre a quella di mostrarsi: farli diventare il teatro di racconti di vita.
Ovviamente a patto che questa ipotesi possa trovare il consenso, l’appoggio e la collaborazione di chi ha fatto nascere il Festival, che non ne snaturi il senso originario, che anzi, semmai, ne agevoli un possibile naturale sviluppo; si dovrebbe capirne bene le reali possibilità, approfondire le modalità di svolgimento affinché ne esca qualcosa di ancora più interessante che coinvolga ancora di più la cittadinanza, così da aprire le porte dei Musei nei mesi in cui quesi sono meno visitati, o addirittura non lo sono affatto.
Facendoli diventare, oltre che luoghi di una memoria pubblica e collettiva formata nel corso degli secoli e ora cristallizzata, anche dei luoghi di una memoria viva e attuale, più privata e fatta di piccole o grandi storie personali o familiari, che possano divenire patrimonio comune nel momento in cui sono raccontate davanti a un pubblico. Una modalità di condivisione che va a pescare direttamente nelle tradizione orale delle veglie nei poderi nella campagna, come nelle case del centro.
Riscoprendo personaggi, vicende, luoghi, tradizioni, modi di dire… lungo un percorso in cui tessere un dialogo tra un passato remoto e uno meno remoto, tra chi commissionò la Maestà di Ambrogio e il primo giorno di lavoro di un ragazzo che a vent’anni entrava in miniera, oppure passando tra le dita di Mozart che carezzano i tasti di un organo e la voce di Sergio Bucci che legge il racconto di quella volta in cui zappando l’orto…
Chissà…