E niente, io a perdere non ci sto.

Non sono capace, prenderei il pallone per portarlo con me a casa, mi avvilisco, mi tormento, m’incazzo, poi delusione, frustrazione, di nuovo rabbia…

E durerà a lungo, mi conosco. Da oggi e per dei mesi, tutte le volte che incontrerò lo sguardo di uno dei vincitori, e per fortuna non succederà così spesso, penserò “vedi? Gli viene da ridere che fatica a trattenersi perché io sono uno degli sconfitti” “ci avevi creduto eh? Invece niente, ci siamo ancora noi” voi non v’incazzereste almeno un po’?

No? Eh, bravi voi! Io invece m’incazzo, ci sto male e lo confesso, pur sapendo che questa confessione farà ridere qualcuno ancora di più.

Ma del resto ho sempre odiato la massima decubertiniana secondo la quale l’importante è partecipare. No no, l’importante è vincere, per i secondi non c’è posto e amen.

Lo dico da un anno che Giuntini avrebbe rivinto, avevo detto come e perché, ma ho avuto l’assoluta certezza che l’irrimediabile sarebbe accaduto, vedendo domenica mattina le foto della cena del venerdì precedente,  organizzata dalla sua Lista, 120 persone sorridenti che mangiavano e bevevano allegramente, il Sindaco e i candidati, tutti con la loro bella t-shirt arancione con le mani in pasta a cucinare, probabilmente HACCP a parte, ma va bene lo stesso…

Cosa ho visto in quelle foto? Ho visto l’innegabile evidenza: quelle persone erano una squadra, sono una squadra e hanno vinto per quello.

ATTENZIONE: non credo neppure un po’ alla balla ripetuta con più frequenza dal Giuntini nel corso di tutta la campagna elettorale, cioè quella dell’INSIEME SI VINCE, TUTTI INSIEME, NON UN UOMO SOLO AL COMANDO ecc. ecc. Quella è la trovata della spin doctor che lo ha preso per mano, per rimediare ai sui modi di fare da padre padrone; avrebbe vinto lo stesso, nonostante le parole d’ordine ripetute come un mantra fino alla nausea e per i prossimi cinque anni continuerà a fare un po’ come gli pare. D’altra parte se non ha chi gli si possa opporre neppure tra i suoi, farà benissimo a fare così. Spero solo che gli Assessori che sceglierà sappiano già cosa li aspetta.

Nonostante questo, dicevo, quelle cento e passa persone a cena venerdì scorso, erano una squadra, perfettamente rappresentativa di un modo di essere, una grande famiglia, qualcosa di simile a una dinastia, dal più anziano e navigato, il Candidato Stefanelli al più giovane (e consentitemi la nota, garrulo, ma è solo una sensazione) Balestri.

Un Casato che perpetua nel corso dei secoli il proprio status, lasciando in eredità oltre al patrimonio genetico, i propri usi, i costumi e le tradizioni, mutando quel tanto che basta a garantire il perpetuare di se stessi contro le avversità del destino, nonostante la congiuntura e le commistioni, le voragini alle porte della città e un’innovativa visione del futuro legata al mattone, più o meno come negli anni ’50. Il blasone resta quello, le persone e le idee cambiano, basta plasmarle all’occorrenza, e la successione nel tempo è garantita.

Gli atri invece, quelli della Lista Massa Comune, diciamo la verità, ce li vedete che organizzano una cena tutti insieme? Io non ce li vedo, non l’hanno fatto e infatti hanno perso.

Certo estremizzo, ovviamente non hanno perso perché non hanno fatto una bella tavolata, ma non hanno fatto una bella tavolata perché forse al loro interno questo spirito di squadra, di una squadra nata solo verso novembre dicembre? non ha fatto in tempo a formarsi, crescere e prendere forza. Gli altri prendono un pezzo di qui, ne cambiano uno di là e funzionerebbero lo stesso, anche se manco si fossero mai visti prima.

E questo e un altro aspetto che si è rivelato un handicap, l’aver iniziato tardi, sei mesi fa, forse meno, senza alle spalle una storia (storytelling, direbbe forse uno spin doctor): se vuoi entrare nel campo di rincorsa devi essere un cavallo che stacca di due incollature gli altri concorrenti, se vuoi fare la guerra lampo devi essere un fulmine a ciel sereno, devi essere rivoluzionario, dire e fare cose mai sentite e farlo come non è mai stato fatto e francamente non mi sembra che questo sia accaduto e questo nonostante il loro programma fosse quello di gran lunga più completo, dettagliato e di spessore delle tre liste.

Inoltre non devi basare neppure un pochino la forza della tua lista sulle frustrazioni, sui bisogni di riscatto, sui desideri di rivalsa di qualcuno dei tuoi candidati, anche perché, com’è accaduto, questo non sempre paga. A questo proposito infatti, è da sottolineare che nelle Elezioni europee, come nella gran parte del resto d’Italia, anche Massa Marittima la LEGA è il partito che ha ricevuto più voti, ma non sono bastati a far vincere la lista di Borelli, anzi. È invece curioso rilevare che molti di quei voti, evidentemente non conquistati da Massa Comune, sono altrettanto evidentemente finiti nelle tasche di Giuntini.

Ma non credo che gli facciamo schifo quei voti in più, mescolati tra i 178 di differenza tra lui e Borelli, che gli hanno regalato un pezzetto di vittoria.