
Sulla nuova situazione* del Lago dell’Accesa (a Massa Marittima, Grosseto) se ne stanno dicendo di ogni, sostanzialmente però le parti sono due, chi a favore e chi contro. A dire il vero si leggono prese di posizione più dalla parte di chi è contrario, tutte giocate in attacco, mentre dalla parte di chi è favorevole è tutto un giocare di rimessa sulla difensiva.
Alcune delle motivazioni degli attaccanti mi lasciano perplesso, ma quella che davvero non riesco a mandare giù è la scuola di pensiero secondo la quale da venerdì sera in poi degli estranei sono entrati illegalmente a casa loro.
A casa loro? Si, avete capito bene: quel luogo è considerato casa loro e tutti gli altri sono di conseguenza degli intrusi che non hanno diritto alcuno, sono degli intrusi che andranno lì solo per fare i loro porci comodi, ombrellone, sdraio, panino all’ape della cooperativa Melograno, cartacce in terra e rutto libero.
Ovviamente invece questo diritto c’è e pure tutelato dalla Costituzione, dal momento che non è ancora stato instituito un esame per stabilire quanto ognuno abbia a cuore l’ambiente, superato il quale si può accedere alle sponde del Lago. Che poi un esame di questo tipo possa essere auspicabile è un altro discorso.
C’è questo malinteso principio, sbandierato neppure apertamente, ma piuttosto sotto traccia perché immagino capiscano che non ha alcun senso civile o sociale, secondo il quale da una parte ci sono i depositari della tutela di quel luogo e dall’altra invece le orde delle invasioni barbariche. Tra i primi ce. ne sono pure di quelli che ci cascano e ne parlano tranquillamente come se davvero il Lago dell’Accesa fosse una loro proprietà privata, una loro esclusiva pertinenza di utilizzo.
Ora intendiamoci, so come funzionano queste cose, ne ho già discusso lo scorso anno durane la campagna elettorale, quando portai casi che dimostrano che, per esempio dopo l’istituzione di un parco, nei primi tempi le cose peggiorano per l’ambiente, perché una nuova opportunità di partecipazione del pubblico porta inevitabilmente dei contraccolpi che andrebbero gestiti bene.
Però, siccome non sono più giovanissimo e la prima volta che sono andato al lago fu nel luglio del 1978, mi ricordo bene le cartacce, gli avanzi di cibo, le bottiglie di vino vuote prima e poi quelle della birra e le bottiglie di plastica, le sedie a sdraio e gli ombrelloni rotti giocando a tirarseli dietro nei pomeriggi d’agosto, le lite feroce con un fesso che si attaccò a un grosso ramo di un albero fino a spezzarlo, mozziconi di sigarette un po’ dappertutto, palloni da calcio bucati, preservativi usati, infradito rotte e inutilizzabili abbandonate sul posto, bottiglie di plastica… e i ricordi partono da allora e arrivano fino alla settimana scorsa, come una costante nel tempo negli ultimi quarantadue anni.
La cosa paradossale è che i veri custodi di quel posto finivano con l’essere i pescatori, con le loro false voci di pericolosissimi mulinelli che tiravano già quelli che si azzardavano a farci il bagno, che c’è persino da rimpiangere che siano quasi spariti (in realtà non lo so; si può ancora pescare al Lago?).
Le voci contrarie all’attuale sistemazione, sembrano non sapere, o dimenticano, che da almeno vent’anni, quel luogo ha iniziato ad essere una meta sempre più affollata, specie nel bel mezzo dell’estate con ogni tipo di mezzo parcheggiato in totale spregio di qualsiasi norma civile (tanto che io adesso sono per il parcheggio a numero chiuso e a pagamento e non venite a menarla con “così poi i poveri non potrebbero più venire mentre i ricchi si”) e che se c’è un tentativo di regolamentare questo afflusso dovrebbero essere i primi ad apprezzarlo, magari facendo qualcosa per migliorare quanto predisposto; basterebbe qualche idea, dei consigli, delle proposte concrete che andassero un pochino più in là di una prosa fluente, nei casi migliori, o di commenti al limite dello sgrammaticato in altri. Apprezzerei di più se qualcuno arrivasse a manifestare il suo dissenso incatenandosi all’ingresso principale a tempo indeterminato per bloccarne l’accesso. Mentre invece la presa di posizione più impegnativa che ho letto è stata “boicottiamo l’ape e i suoi panini!” cosa che mi sembra facile facile e al limite del ridicolo: non ne sentivate la mancanza prima, non vi accorgerete del disagio di rinunciare dopo.
L’unico tentativo che vale qualcosa è quello di immaginarsi delle proposte alternative, concrete e credibili e neppure così si ha la garanzia del successo o di essere ascoltati, figuriamoci, ma certo vale qualcosa in più che restare a parlarne dietro la tastiera dello smartphone.
Con l’Associazione PULMINO CONTADINO (www.pulminocontadino.it), ci abbiamo provato, prima presentando un progetto (che si è poi rivelato essere assai simile a quello risultato vincitore dell’Avvisto pubblicato dal Comune) e lo faremo ancora giovedì 13 agosto alle 18.00 lì al Lago, parlando dei progetti che stiamo cercando di portare avanti.
Si parlerà di cose concrete, perché serve elaborare delle proposte progettuali e badate bene che nessuno di noi lo fa di lavoro, è tutto volontariato e come lo troviamo noi il tempo, poco o tanto che sia, lo può trovare chiunque, specie se è per salvaguardare qualcosa di cui si dice tenere così tanto.