
La maggioranza delle persone che conosco e che a proposito del Covid navigano sull’orlo del negazionismo, o quel confine lo hanno già passato da un pezzo, tendenzialmente incarnano la condizione di non credere più a niente, non sono più disposte a dare fiducia a nessuno, tranne si tratti di qualcosa che deve rispondere a una sola condizione irrinunciabile: essere sempre in aperto contrasto con quanto viene loro mostrato. Per quante prove, dati e testimonianze tu possa portargli e per quanta logica possa esserci dietro a ciò che provi a contestargli, non ce la puoi fare, la risposta sarà sempre “È quello che vogliono farti credere“.
Il discredito della scienza e l’abbracciare fantasiose teorie secondo le quali “una cura c’è già ma non ce lo dicono”, le teorie cospirazioniste secondo quali il virus e i numeri dei contagi, sopratutto dei decessi, sarebbero stati gonfiati, oppure dopo aver verificato di persona che il virus esiste e miete vittime, passare a dire “ci tengono nascosti i veri numeri, gli ospedali sono pieni ma fa comodo tenerlo nascosto…” chissà poi per qual motivo farebbe comodo e sopratutto a chi.
C’è sempre un loro amico che sa e che gli ha fatto delle confidenze, a lui e ad altre decine di persone, quindi che cavolo di confidenze sono, ci si potrà mai fidare di uno così? Confidenze sulla pandemia, sui piani dei governi (da quelli internazionali, Germania in primis, fino a quelli delle più piccole amministrazioni locali) confidenze sull’andamento dell’economia mondiale o di un paesello di provincia, confidenze sul perché dei grandi mutamenti sociali pilotati da questa o dall’altra entità, che però non si deve sapere che sennò sai la rivoluzione che scoppia…
Ma non solo il Covid, anche il tema ambiente, per esempio: sanno che è perfettamente inutile fare la raccolta differenziata, che tanto poi buttano tutto nello stesso posto; che le auto elettriche inquinano più di quelle col motore a scoppio, che gli inceneritori non fanno male a nessuno, che i primi difensori dell’ambiente sono i cacciatori e via dicendo…
La loro disinvoltura è la cosa che più mi spiazza, la tranquillità di fondo che sembra derivargli dal sapere verità taciute ai più, una roba che se avessi le loro incrollabili certezze non ci dormirei la notte e girerei per strada dalla mattina alla sera fermando tutti quelli che incontro per cercare di convincerli di ciò che sta accadendo. Ma forse tanto convinti non lo sono neppure loro, oppure sono pure loro complici di questi piani segretissimi, vai a sapere.
Ti sorridono beffardi, commiserandoti indulgenti come farebbero con l’ultimo dei fessi della terra, uno dei milioni di ingenui che non sanno come va il mondo; evidentemente non abbiamo amici che ci fanno nessun tipo di rivelazioni.
Peccato che poi questi loro amici, fantomatici membri di un fronte interno, che tutto sanno e praticano la delazione ai danni del meccanismo in cui si muovono solo perché si fidano di voi e sanno che non i tradireste, pena la loro eliminazione, questi personaggi, dicevo, non hanno mai una faccia, mai un nome e cognome, mai un riconoscibile ruolo chiave da qualche parte, personificano sempre “conosco uno che mi ha detto…” e se hai la fortuna di incontrarli, scopri che anche a loro qualcun altro ha condiviso quelle notizie confidenziali, senza specificare chi, oppure aggiungono un vago “lo dicono in giro” (l’uso del plurale accredita di molto la valenza della soffiata) mai una informazione di prima mano basata su qualcosa di concreto, verificabile, sempre un sentito dire autoreferenziale che se niente niente ci pensi un attimo ti fa letteralmente cadere le braccia.
Nulla di nuovo se ancora oggi in questo strato della società, alcuni partiti e i loro leader ci sguazzano, ripetendone e imitandone gli atteggiamenti in un continuo gioco di specchi che si autoalimenta a vicenda: più la spara grossa il leader, più la credono grossa i fans, facendogli eco, amplificandone la voce e rimandandola al mittente sotto forma di consenso e il giro ricomincia…
Niente di nuovo, l’ho detto, ma ogni tanto fa bene ricordarlo.