
Jacopo e Leonardo giocano a pallone qui davanti, sotto un enorme albero che, verso l’esterno, ha la chioma quasi nera, come fosse stato troppo al sole, e verde all’interno delle fronde.
Qui accanto le tre valigie e il sacchetto con i panini per il pranzo; 24 piacevoli gradi di temperatura, molti che fanno footing, un gruppone di persone, saranno un centinaio, fa ginnastica muovendosi a tempo di musica e sembrano divertirsi molto, risate, applausi… C’è chi gioca col volano, molti bambini piccoli e piccolissimi che gattonano sull’erba o sui teli stesi all’ombra.
Passeremo qui le ore che ci separano dall’andare all’aeroporto che ci riporterà ai 38 gradi previsti per oggi a Bologna.
Sta finendo questa vacanza a Parigi, questo viaggio che ci siamo voluti concedere per ritrovarci come famiglia, noi tre da soli, dopo la mutilazione che abbiamo subito. Per me come un viaggio di nozze al contrario.
Leo insegna dei trucchi a Jacopo che però suo fratello sembra conoscere di già. Jacopo accenna un dribbling ma Leo lo stende impietoso, gli si butta addosso e dal calcio si passa al rugby, vai col pacchetto di mischia!
Di questo viaggio resteranno molte cose, per esempio l’espressione di Jacopo durante il suo primo decollo e Leo che gli tiene la mano; dopo i primi secondi dallo stacco delle ruote da terra ha esclamato “Fighissimo!”.
Le foto di loro due abbracciati camminando per strada e quell’atteggiamento da fratello maggiore adulto, pienamente cosciente di esserlo, del grande verso il piccolo.
Resteranno anche le lacrime dell’altra notte, quando Jacopo si è messo a piangere pensando a sua mamma e noi due li a consolarlo finché non si è addormentato.
Ecco, questa presenza che è (e non potrebbe essere differente perché troppo poco tempo è passato) ancora intrisa di dolore, invece che dalla dolcezza del ricordo, e mi fa pensare con dispiacere a quanto sarebbe piaciuto questo viaggio a Sabrina, non ancora con la sensazione che lei, in questo momento, in qualche modo, possa invece essere felice per noi.
Forse questo sarà l’ultimo viaggio che faremo tutti e tre insieme, o forse no.
Forse non sarà l’ultimo che faranno loro due insieme, magari per raggiungere una meta comune, un’andata o un ritorno.
Di Parigi non ho da dire nulla che non sia già stato detto. E poi di questo nostro viaggio non era così importante la meta da raggiungere, ma come lo avremmo fatto, come lo avremmo vissuto. Siamo stati bene, abbiamo riso e scherzato come, per fortuna, non abbiamo mai smesso di saper fare, anche incoraggiati a farlo da Sabrina negli ultimi due anni; forse a tratti lo avevamo solo dimenticato un po’, ecco.
Abbiamo camminato e ci siamo stancati, visto cose stupende e poi dormito fino a tardi senza pensare alla sveglia. Avremmo potuto vedere di più ma, come si dice, così abbiamo, o avranno, un buon motivo per tornare a vedere ciò che ci siamo persi, insieme o da soli, con altri compagni di viaggio voglio sperare.
Guardo questo marziano caduto sulla terra quasi tredici anni fa e questo ribelle all’ordine costituito che corrono ridendo e tirando calci a un pallone e penso che molto è già stato fatto; resta ancora tanto, accidenti, ma credo che le basi siano sane e questo è qualcosa che da coraggio e fiducia nel tempo che verrà.
à bientôt
Come sempre scrivi terribilmente bene, Rudi, e ogni volta sento scavare dentro e provo una profonda ammirazione per te e per i tuoi ragazzi.