agosto_64Per gentile concessione di Chiara Bruscoli

La persona in questione si muove ad una velocità sorprendente. È veloceveloceveloce!

Veloce nel parlare, nello scrivere, nell’inviare messaggi, nell’immaginare, nel formulare ipotesi: il che si riconduce ad un concetto fondamentale quanto inquietante. Lui è veloce nel pensare.

Non concede abbastanza tempo al suo respiro, perché il suo respiro non corrisponde alla sua velocità mentale. Ci prova, povero respiro, ma è durissima, per lui! Le rare volte in cui il suo respiro riesce ad averla vinta sul ritmo forsennato dell’azione delle sue meningi, si riesce ad intravedere il miracolo di un essere umano che è in grado di essere felice.

Definizione numero uno, riguardo alla persona in questione: essere umano capace di essere felice.

Essere felici, si sa, non dipende da uno stato di cose (neanche da uno stato mentale, se è per questo), ma dalla capacità di individuarla, di sentirla, di percepirla, insomma, la felicità. La felicità è puramente sensoria. Chiaramente non è da tutti.

Beh, è da lui! Perché lui la individua, la sente, la percepisce più intensamente di chiunque io conosca. Ma c’è sempre quella benedetta questione del respiro a fregarlo.

Pensiero vs Respiro, 1000 a 1.

Ha un rapporto estremamente conflittuale con se stesso: si ama e si odia (anche se quando si ama, si ama tanto, sarebbe capace di amarsi fisicamente, se potesse, e lo farebbe bene: dai preliminari alle coccole!) Questa conflittualità nasce, immagino, da un inspiegabile senso d’inadeguatezza che si porta dietro da sempre e che lo spinge a credere che la sua opinione, molto spesso, conti meno di quella di altri.

Eppure è in grado di agire con coraggio e prendere decisioni di portata monumentale. Non ha tempo di rendersi conto di quanto sia in gamba, perché la vita non gli concede questo lusso. Peccato, perché, essendo un olimpionico del narcisismo, se avesse questa possibilità, ne godrebbe in modo apocalittico! Ma niente da fare: dubita ad ogni passo, ad ogni idea, ad ogni domanda che si pone, e a cui risponde con tutte le risposte ipotizzabili. Questo lo rende migliore di molti di noi (Dio ci salvi da tutti quelli, e sono fin troppi, che hanno sempre le tasche colme di verità) ma per lui può essere un inferno.

È una persona di talento, indiscutibilmente. Ma fermarsi a questo concetto è riduttivo e non lascia capire niente. Per fortuna, chi scrive (bella questa cosa del mantenere un tono distaccato, eh? Chissà se appare credibile, questo distacco!) Chi scrive, dicevamo, ha avuto, nella propria vita, il privilegio di incontrare molte persone di talento e ha imparato a distinguere il talento reale da quello presunto. Di quello presunto non vale neanche la pena di parlare. Tra le persone dotate di un talento reale esiste una categoria che vive il talento con difficoltà. La persona in questione appartiene a questo sottogruppo. Quelli come lui, dotati di un talento “articolato” sono incapaci di fermarsi su una sola modalità espressiva. Hanno costantemente bisogno di andare oltre, perché sanno osservare la realtà riuscendo a vedere qualcosa che gli altri non vedono, ma di cui si accorgono non appena vedono le loro foto, i loro quadri, i loro testi scritti. E’ un genere di talento difficile da gestire, perché impedisce quella gratificazione che sarebbe più che meritata, non fosse altro per l’emozione che provoca negli altri: quelli che possono solo limitarsi ad osservare.

Gli piace correre, ma immagino sia spinto da un’inesauribile riserva di adrenalina, più che dai muscoli e dalla sua capacità polmonare (il suo respiro ha già il suo bel da fare, per cercare di star dietro ai suoi pensieri velocivelociveloci!)

Per quanto corra, non ha ancora individuato il suo posto nel mondo (almeno che io sappia). Non ne ha avuto il tempo, non ha respirato abbastanza. Se io immagino il suo posto nel mondo, lo immagino lontano (non che mi faccia piacere) in un paesaggio che non abbia perduto l’elemento selvaggio, con grandi spazi aperti … Eppure ho la sensazione che gli andrebbe stretto!

Ha una risata incredibilmente comunicativa, buffa e molto spesso isterica. Quest’ultimo caso è facilmente individuabile: lui, a volte, ride improvvisamente nel bel mezzo di una conversazione, e l’interlocutore si ritrova a domandarsi: “ma cosa ho detto di tanto buffo?”. Ci sono situazioni, tuttavia, in cui questo tipo di circostanza è piacevole, per l’interlocutore, perché quest’ultimo (chi scrive, tanto per capirci) ha la certezza di aver messo il tipo in difficoltà, e ogni tanto non fa male!

Però lui ride anche in un altro modo, con una risata più breve e sommessa. Quando ride così, il primo a ridere è il naso, poi gli occhi e infine la bocca. Quando arriva la bocca, gli occhi e soprattutto il naso hanno già fatto il grosso del lavoro!

Come tutte le persone che passano la vita a cercare di comportarsi in modo da non deludere nessuno, a volte è capace di essere duro o cinico, o entrambe le cose. Chi lo conosce, però, è in grado di comprendere che si tratta di reazioni, magari immotivate, ma sempre reazioni, e che faranno male anche a lui, forse di più. Fortunatamente, è bravo anche a chiedere scusa.

È una persona attraente (è anche un uomo attraente, ma questo va detto dopo): vedendolo, si ha subito la sensazione di potersi fidare di lui, si ha voglia di andargli incontro, di commentare con lui le notizie del telegiornale, di condividere un’opinione, di raccontargli un aneddoto, perché lui non guarderebbe mai un’altra persona con lo sguardo del tipo “Ma questo che vuole da me?”. È il tipo che ti dà un’indicazione e poi ti saluta con un “Buona giornata”, anche se va di fretta.

È anche, dicevamo, un uomo sexy… pardon, di aspetto gradevole (lui preferirebbe di sicuro questa definizione): i dettagli che lo rendono tale non sono affatto scontati, e, di sicuro, lui non li immagina. Probabilmente fa affidamento su dettagli “standard” che pure gli appartengono (alto, fisico armonioso, quella roba lì). No, si tratta di altri dettagli, riconoscibili solo da chi abbia un senso estetico particolarmente raffinato, e che sono in relazione con alcuni momenti che, per quanto rientrino nell’assoluta normalità, talvolta vanno provocati.

Non potrebbe mai avere una carriera nella vendita. Non riuscirebbe mai a convincere qualcuno a spendere dei soldi per qualcosa che non li valga, nemmeno se da questo dipendesse il suo sostentamento. La sua faccia, gli occhi, in particolare, lo tradirebbero. In sostanza, non credo che sappia mentire, e comunque non lo farebbe bene, se non per delle valide ragioni.

Ha un rapporto sereno con i tempi che cambiano (non altrettanto con il tempo che passa). Si potrebbe affermare, se non fosse un logoro modo di dire, che “sta al passo con i tempi”. È tecnofilo come un pischello  (più che normale per uno che pensa in modo veloceveloceveloce). Il suo essere un po’ vintage salta fuori solo ogni tanto, in alcuni modi di dire, o per il fatto che ha una brillante memoria remota, caratteristica tipica degli anziani.

Prima che nascesse, il buon Dio gli ha regalato una penna, e gli ha garantito che sarebbe stato in grado di usarla in modo brillante; un attimo dopo, però, gli ha regalato anche un flacone di saggezza, da utilizzare insieme alla penna. Ma lui era talmente preso dal primo regalo che si è dimenticato di prendere il secondo.

Così adesso sa scrivere. Non solo: sta rischiando di diventare uno scrittore, perché, a differenza di alcuni dilettanti, che hanno paura di mostrarsi per intero, lui trova il coraggio (o l’incoscienza) di farlo, scavando sempre più in profondità, rischiando spesso di farsi male, o di far male ad altri.

Ecco a cosa gli sarebbe servito, il flacone di saggezza! Ma lui non è il tipo da fidarsi degli integratori, neppure quando è il buon Dio a offrirglieli.

Fatto sta che è capace di scrivere su tutto, in maniera coinvolgente ed onesta, come avrebbe detto Hemingway, e se riuscisse ad isolare un evento della sua vita o se intendesse raccontare una storia non necessariamente sua, potrebbe tranquillamente interessare un editore.

Certo, l’impaginatore/ice che seguisse il progetto di un suo libro andrebbe al manicomio per fargli capire che la punteggiatura non si può utilizzare in modo così creativo, ma questo è un problema secondario.

Per quanto sia verbalmente incontinente con la parola scritta, talvolta è stitico con quella parlata, almeno riguardo a cose tipo i sentimenti (argomenti che, ammettiamolo, terrorizzano chiunque), e questo rende difficile comprendere cosa gli passi nella testa o nel cuore riguardo ad alcune persone. Lui si crede trasparente, in questo senso, ma non tutti ci vedono bene, perciò, con lui, l’equivoco è sempre dietro l’angolo. Peccato, perché ha un lessico notevole, una buona sintassi e anche una discreta voce. Peccato, davvero, affidarsi ad un fenomeno ottico! (Consiglierei alla persona in questione la lettura approfondita, anzi lo studio del post “Appello alle parole” dal blog di Rudy Renzi)

Lui sa ascoltare. È il genere di persona che si sforza di non gettare addosso ad altri il peso del suo mondo (ed è un peso incommensurabile) e lascia sempre uno spazio di attenzione per i “guai” degli altri. Per lui non deve essere uno sforzo da poco.

Non è molto, quello che “chi scrive” ha saputo raccontare sulla “persona in questione”.

È più che altro un “Rudy-concentrato”.

Aggiungendo dell’acqua, si otterrà un tipo alto, toscano, con occhiali, che vive a Bologna