Quello che è accaduto a Massa Marittima, il 23 dicembre la mattina alle 5.18, il crollo di un tratto delle mure del XIII secolo, è una coltellata inferta a tutta la comunità. Una ferita che alcuni sentiranno come tale, mentre altri diranno come è stato già detto e scritto “non ci sono stati danni a persone e a cose” come dire che quindi è andata bene. Certo che poteva andare peggio, appunto se per esempio qualcuno si fosse fatto del male; resta il danno oggettivo subìto da quelle pietre che fino a questa mattina avevano resistito per 700 anni per poi cedere all’incuria degli uomini; resta il danno dell’ennesimo sfregio patito da questo cittadina, e non è esattamente una cosa come essere colpiti da un sisma che sconquassa e distrugge le vite e le città, cancella il passato e il territorio…

Questa circostanza poteva essere evitata? Forse, sicuramente, chissà, mah…

Una coltellata prevedibile e prevista da tanti, una coltellata che si presta fin troppo bene ad essere cavalcata nel peggiore dei modi, cioè quello di accodarsi alla lunga serie di invettive, che fin dalle prime ore della mattina si sono potute leggere sui social, contro chi doveva vigilare e forse non lo ha fatto, o lo ha fatto male, oppure non lo ha fatto per niente, contando magari un po’ troppo su quello che può valere la copertura assicurative di una buona stella, che però non è servita a molto dopo circa 5 anni di tutela.

Mettiamoci sopra pure il carico da undici dei lavori in via di ultimazione della nuova rotonda (premesso che non sono un esperto come del resto la stragrande maggiorana dei detrattori) forse non così indispensabile, lavori che a questo punto sarebbe il caso facessero a meno di un’inaugurazione ufficiale (non so se prevista o meno) e aprire al traffico un po’ in sordina. Insomma non proprio un periodo felice, diciamolo.

Detto questo non ho ancora letto nessuna considerazione che dica che la classe politica che amministra le nostre Città, le Regioni e la Nazione è lo specchio della maggioranza più uno dei cittadini aventi diritto di voto e che a parti inverse, con gli attuali amministratori all’opposizione e viceversa, non sarebbe andata diversamente, salvo non avere l’onere della controprova, ma se tanto mi da tanto…

Attenzione però: il mio non è un colpevoli tutti colpevole nessuno, è solo la frustrante constatazione che se non se ne esce in qualche modo tutti insieme, non se ne esce affatto e la direzione purtroppo, senza essere necessariamente dei fini analisti, mi sembra quella.

Il rischio è di finire tutti quanti con lo scagionarci gratuitamente o quello di trasformarci tutti in complici di un modo di fare che, banalizzo, porta a sputare i chewing gum e le cicche di sigaretta per la strada, a parcheggiare in sosta vietata, ad assistere al crollo delle mura non trovando di meglio da fare che inveire contro chi doveva vigilare e, speriamo, dovrà ricostruire in tempi brevissimi e mille altre cose ancora, in un crescendo che finirà col consumarci, che ci sta già consumando e non ce ne accorgiamo.

Non basta essere parte attiva dell’associazionismo e lo dico io che negli ultimi due anni sono entrato in tre o quattro associazioni e di una sono pure stato tra i soci fondatori, per poter dire che faccio qualcosa di utile, addirittura importante per la mia Città e per il territorio. Si va bene, per carità, ma non è sufficiente. Quello del volontariato, ne parlavamo recentemente con un’amica, paradossalmente ha insito in se un aspetto profondamente egoistico: faccio “del bene” perché mi gratifica, il resto viene da se a cascata, in automatico, in maniera incidentale, punto. Questo non basta.

Non basta provare amore per la propria città (come per le persone, gli animali, le passioni…) serve dimostrarlo, altrimenti è come masturbarsi, che, come diceva Woody Allen, non è da condannare perché “…è come fare del sesso con qualcuno che stimate veramente” però è proprio un’altra cosa.

Per dimostrare amore verso le nostre città (come verso le persone, gli animali, le passioni…) occorre il costante esercizio del mettere in pratica una serie di piccole azioni che ai più sembrano inutili pensando “a cosa vuoi mai che serva…”; così come evitare di compiere piccoli gesti dannosi che continuiamo a perpetrare da recidivi noncuranti, come se niente fosse, forti dell’errata convenzione che “ci sono tante altre cose più importanti cui badare…

È in queste circostanze che chiunque può fare la differenza, perché il proprio agire all’unisono con gli altri in qualche modo è una leva potentissima. Nel bene e nel male.

Questo impedirà altri crolli di porzioni di mura? Non lo so. Forse no, probabilmente no; ma è quello dell’esempio uno dei modi migliori per costruire fiducia e credibilità, così forse tra quindici o vent’anni chi si troverà ad amministrare piccoli Comuni o la Nazione non dovrà più passare il tempo a raccogliere le cicche lasciate in giro o ricostruire mura franate per l’incuria propria o di chi l’ha preceduto.

P.s.: le foto qui sotto risalgono al 22 marzo 2021. Riguardano il tratto di mura franato e un’altra porzione su Via dei Bastioni, lungo la quale alcune pietre sembrano addirittura essere state tolte, forse per finire nelle colonne dei cancelli, o nei muretti dei giardini lì vicini.